Imola. Era il 1967 quando vide la luce il Centro Neuropsicodiagnostico della “Villa dei FIori.” Nel 2010 la storia di questa struttura finì bruscamente. È stata rasa al suolo perchè avrebbe dovuto far posto a delle case, nel progetto residenziale firmato dall’architetta Gae Aulenti; le nuove costruzioni non videro mai la luce .
La Villa dei Fiori fu il primo reparto a Imola per il ricovero psichiatrico volontario avviato alla fine degli anni Sessanta del Novecento.

Fu abbattuta in un modo, se vogliamo, un po’ troppo affannoso. All’epoca, si disse, bonificarla dall’amianto comportava una spesa eccessiva. Alla fine, il costo della rimozione dell’amianto però si rivelò tutto sommato non esagerato. Non si poteva pensare ad alienare la struttura? Magari trasformandola in poliambulatorio privato, anziché raderla al suolo?


Nel 1983 nell’edificio della Villa dei fiori furono stabiliti i Servizi psichiatrici territoriali (SIMAP), mentre la lungodegenza restò nella struttura dell’Osservanza. Dopo essere passato nel 1994 sotto la neo istituita Azienda unità sanitaria locale (AUSL) di Imola, che assorbì le competenze dell’USL n. 23, l’Ospedale psichiatrico di Imola chiuse definitivamente il 31 dicembre 1996, così la “Villa dei Fiori” rimase l’unica struttura operante fino al 2010, quando l’edificio venne abbattuto. Furono inaugurati i nuovi reparti per i servizi psichiatrici di diagnosi e cura del Dipartimento di salute mentale dell’AUSL di Imola, con sede nelle strutture ospedaliere cittadine.
Nella facciata dell’edificio, vi erano le meravigliose sculture in ceramica e cemento di Angelo Biancini. Sono state fatte restaurare dal figlio Cesare ed ora si trovano a sinistra dell’entrata principale del nuovo ospedale civile.


Ad oggi, cio’ che rimane della Villa dei Fiori non è altro che la targa posta all’ingresso laterale della struttura, su via Tiro a Segno, che recita “REGIONE EMILIA ROMAGNAAZIENDA USL DI IMOLA- SERVIZIO DI SALUTE MENTALE – ACCETTAZIONE, AMBULATORI, POLIFUNZIONALE- DH”
A fianco, la cornice della pulsantiera dei vecchi campanelli, con i fili slacciati.
La cancellata, ancora riconoscibile, ha perso gran parte del suo bianco, in favore dell’inevitabile ruggine.