Inizia una rubrica in collaborazione con Marcello Tarozzi, scrittore imolese, autore de “La città dei Sogni, racconti del nostro tempo” il quale ha unito la passione per i viaggi a quella per la letteratura. Con cadenza settimanale verranno pubblicati brani di racconti brevi ispirati a luoghi visitati da Tarozzi. In questo modo riprendiamo una gloriosa tradizione, quella del feulleton francese (o del romanzo d’appendice italiano) che in passato ha coinvolto scrittori e tanti lettori. Non abbiamo certamente l’ambizione di fare rinascere qualcosa che appartiene  al passato, ma vorremmo suscitare nei nostri utenti un poco di curiosità per storie e luoghi vicini e lontani.

La rubrica si chiamerà Storie, perché luoghi, persone, sentimenti e pensieri compongono le storie

Skyline Café di Salonicco
(Prima parte)

Sulla torre bianca sventolava la bandiera a strisce blu e bianche. Quel giorno una leggera, piacevole brezza risaliva dal mare. La bandiera continuava a sventolare mentre una nave carica di turisti passava non lontano dalla torre che  in passato aveva ospitato il corpo dei giannizzeri e una prigione per condannati a morte.

“Chissà chi c’è su quella nave” pensò in quel momento, senza alcuna specifica ragione.
“Chissà quali vite si trovano là”
Poi i suoi pensieri furono interrotti da una coppia di giovani che stava entrando nel bar. Erano due stranieri sicuramente, non solo l’aspetto ma l’eccitazione con la quale stavano indicandosi l’un l’altro reciprocamente il panorama che si poteva ammirare da quel luogo, rendeva chiaro che non erano della città.

Dietro alla torre bianca si vedevano le grandi infrastrutture del porto e, più a nord est, le colline sulle quali i più ricchi avevano costruito le loro ville per godersi il clima più fresco in estate e vedere ogni sera le luci di mille colori della città. Nel frattempo, oltre alla coppia di stranieri, tra i tavoli del locale si erano aggiunti altri gruppi di clienti.

Lo Sky Line cafe stava girando lentamente, così da mostrare l’intero panorama di Salonicco ai clienti che arrivavano proprio per ammirare, mentre sorseggiavano qualche cocktail, quella vista particolare. Le case bianche della città sembravano risplendere in quella giornata d’estate. In alto, le mura del castello guardavano il resto di Salonicco con antica pazienza e saggezza.
Di sotto, le strade brulicavano di auto, ma tutto sembrava così piccolo e lontano, come se non ci fosse nulla in realtà.

Nel cielo non si vedeva una sola nuvola, in quel momento Alexis poté vedere chiaramente un aereo che stava atterrando nell’aeroporto.
Quel cielo così blu si tuffava nel mare, formando con esso un unico e magico dipinto dello stesso colore. Sembrava tutto così perfetto.

“Maria” disse a se stesso, quasi ad alta voce. Lo Skyline Café continuava a girare e la città scorreva lentamente attorno ad esso come un vecchio film, di quello lenti, in bianco e nero.
“Maria” disse ancora.
Il cameriere venne a chiedere se desiderava altro. “No, per ora sono a posto così” Dopo un sorriso, il giovane cameriere tornò al bancone del bar, la coppia di stranieri volava altri Aperol.

Un altro giro. Lo Sky Line continuava a guardare con ammirato orgoglio la città volgendo lentamente il suo sguardo verso il mare.

“Maria” Alexis pronunciò di nuovo quel nome. Sul tavolo, oltre al bicchiere di vino, aveva posato il suo taccuino nel quale stava annotando accuratamente i dettagli di quanto poteva osservare in quel luogo: il giovane cameriere con la divisa nera e l’orecchino sul lobo sinistro, la famiglia che sedeva a due tavoli di distanza dove la madre guardava verso l’esterno con occhi tristi, l’uomo seduto da solo che non staccava gli occhi dal telefono e picchiettava ritmicamente sul tavolo l’indice della mano sinistra e che forse aspettava un messaggio dalla persona che attendeva
Alexis prendeva accuratamente nota di ogni particolare mentre lo Sky Line girava lentamente su stesso.
Quel giorno aveva deciso di andare in quel luogo, di nuovo, per lei.

Capelli biondi, occhi grigi, un vestito lillà, un profumo delicato di pesca.
Uno sguardo intenso e un po’ imbarazzato, due paia di occhi che si guardano per alcuni secondi.
Alcune navi nel mare che trasportano le merci nel grande porto di Salonicco.
Un breve ricordo di felicità.

“Maria” disse per un’altra volta Alexis mentre era seduto e guardava la vita scorrere lentamente da lassù.
E se tutto non fosse altro che un giro dello Skyline?
“Vorrei che fosse così” rispose a se stesso Alexis. Se fosse come un giro completo dello Sky Line potrei tornare con Maria, ancora.

(Il racconto continuerà la prossima settimana)