Abbiamo fatto qualche domanda a Paola Lanzon a margine dello sciopero che ha coinvolto la piscina Ortignola di Imola, unitamente ad altre realtà natatorie del territorio regionale e nazionale (ma escludendo ad esempio quella del Ruggi che ha preferito continuare la sua attività regolarmente).
Il caro bollette sta toccando punte mai viste prima anche a Imola, in impianti come piscine o palestre e, nella nostra regione, ha già prodotte le prime vittime, come impianti che hanno chiuso e che ora, hanno lasciato sguarnito il territorio di un servizio essenziale.
In questa “battaglia” i gestori delle piscine sono stati coesi e in poco tempo hanno scioperato moltissimi impianti, per poi recarsi a Roma a chiedere una mano.
“L’iniziativa nazionale dei gestori del 6 febbraio è andata molto bene, dato che hanno aderito la gran parte dei gestori. A parte quelli che avevano le gare federali, sebbene anch’essi abbiano tenuto aperto soltanto in quel frangente ma sospendendo tutte le altre attività, come il nuoto libero o la corsistica. Diversamente dal Ruggi tanto per fare anche un po’ una nota polemica.”
Comunque, non si era mai vista una cosa del genere .
“L’iniziativa è stata un unicum. Mai stata fatta un sciopero degli impianti natatori. È stato un vero e proprio evento che fortunatamente ha innescato a catena tutte una serie di reazioni, un po’ tardive ma ben accette. Certamente sarebbe stato più carino non arrivare a uno sciopero però si fa questo e altro.”
Quello che stiamo vedendo è il principio di un “lockdown energetico”: voi rischiate di chiudere?
“Hanno già chiuso alcuni impianti in Emilia Romagna purtroppo. Realtà come l’Ortignola per rimanere aperti han bisogno di tanta energia, riscaldamento eccetera. Quello che vogliamo evitare è la chiusura perché le ricadute sarebbero enormi, per l’utenza ad esempio.”
Quando pensiamo a una piscina, non facciamo riferimento anche alla funzione sanitaria che svolge però.
“Serve un salto dal punto di vista culturale sulle piscine perché svolgono per alcuni una vera e propria cura, pensiamo agli autistici, diabetici, sclerosi multipla. Chiudere attività come le nostre è come chiudere un pezzo di ospedale. Parliamo tanto dei ragazzi costretti in DAD, gli vogliamo togliere anche l’attività sportiva ? Le ricadute insomma, sono davvero tantissime. Senza contare i dipendenti, i fornitori, collaboratori sportivi. Secondo molti insomma, la piscina non è un’attività essenziale e può anche chiudere. Insomma, non si capiscono realmente le conseguenze. “
Dopo l’incontro tra gestori e il Governo, arriverà finalmente qualche bonus?
“A Roma stanno trattando. All’improvviso si sono accorti di noi. Dopo due anni di assoluto silenzio. Ma non basteranno interventi del Governo ma serve un combinato di spot dove ognuno fa il suo pezzettino. Noi dobbiamo riorganizzare tutto nel frattempo, ridurre al minimo i consumi, riorganizzare il personale.
Il Comune di Imola quale compito ha?
“I comuni devono fare la loro parte perché si tratta di concessioni pubbliche e quindi ci sono anche dei vincoli contrattuali, non è come un ristorante o un bar che si tratta di privati ma parliamo di impianti “pubblici”. Gestiti attraverso concessioni pubbliche e contratti col Comune, quindi è come obbligato a intervenire.”
Com’è andato l’incontro col Sindaco?
“È stato interlocutorio, vediamo se a breve e concretamente ci daranno delle risposte.”
Il Comune è tenuto ad aiutarvi?
“Senza nulla togliere ai privati anche perché non è proprio il caso di fare la guerra dei poveri, ma mentre nei confronti dei privati il Comune non è tenuto formalmente a intervenire, mentre nelle concessioni pubbliche sì. Fondamentalmente è come se ci sia una società che gestisce la piscina al suo posto, dunque è proprietario d’impresa e ha un contratto. Dunque è tenuto a intervenire quando le condizioni esterne mettono in difficoltà il piano economico finanziario. “
In Regione com’è la situazione degli aiuti da parte dei Comuni?
“Alcuni sono già intervenuti, come quello di Modena, Formigine. Modena ha concesso 500.000 € agli impianti, Formigine 200.000. Mirandola 235.000. Anche a Bologna, hanno dichiarato, che il Comune si siederà attorno ad un tavolo per riequilibrare i piani economici finanziari e quindi il Comune di Bologna farà la sua parte. Poi certo, io capisco che ci siano bilanci comunali in difficoltà, ma da zero a cento c’è magari una via di mezzo. Senza girarsi proprio dall’altra parte come è stato fatto in questi due anni.”
Quali sono i prossimi passi che le piscine dovrebbero fare per non rischiare di ritrovarsi in questa situazione?
“Noi abbiamo girato alle autorità la richiesta che le piscine vengano inserite nei soggetti energivori, perché per legge non ci siamo. Se ci arriva un aumento del 50% su bollette di 50.000€ , che sarebbe comunque già tanto, sarebbe diverso rispetto a quando mi arriva un aumento del 50€ su 250.000 € ad esempio. Il costo energetico nelle piscine è il costo maggiore.”
Ora si parla di caro bollette, ma le piscine sono state tra le piu penalizzate durante la pandemia.
“Il tema bollette è l’ultima grande emergenza, ma va ricordato che impianti come il nostro arrivano da due anni di Covid e quasi un anno totale (11 mesi) di chiusura totale. I danni da Covid in due anni sono stati enormi. Ci sono costati 270.000€ come “entità del danno”.
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