COMUNICATO STAMPA DI EZIO ROI

È stato finalmente illustrato alla cittadinanza il progetto di riduzione 
del rischio idraulico del Santerno. C’era fretta, certo, ma questo non esime le amministrazioni dal rendere  pubbliche tempestivamente le scelte che adottano.

In particolare è risultato che vi fossero 3 opzioni progettuali, e che 
quella realizzata sarebbe stata scelta per il minor impatto (non osiamo 
pensare cosa comportassero le altre…).

Già in questa fase sarebbe stato opportuno consultare i cittadini ma si 
è preferito non farlo e imporre le scelte dall’alto, mascherandole da 
scelte tecniche quando sono anche politiche.

Infatti è anche risultato molto chiaro come il progetto di sistemazione 
dell’alveo, partito come ripristino del muro dell’autodromo, non sarebbe 
spettato al comune ma alle autorità regionali, di bacino ecc. che 
seguono in modo specifico queste materie e lo fanno con una visione 
complessiva e non parziale, una visione per bacino idrico e non per un 
solo tratto.

Sebbene l’Amministrazione ha mostrato un grafico in cui non compaiono 
impatti sfavorevoli a monte e a valle il punto è: un progetto 
complessivo avrebbe tenuto conto di tutte le variabili idrografiche e 
garantito migliore riuscita e non una semplice pezza zona autodromo, con 
buona pace delle rassicurazioni degli ingegneri presenti.

Ma perché il Comune si è preso il carico di lavori che non gli spettavano?

Perché ha ottenuto fondi finanziati con il PNRR per un fantomatico parco 
lungofiume, che dovrebbe essere fruibile dai cittadini e migliorare la 
vivibilità della città.

Gli effetti sugli aspetti naturalistici e ambientali, che avrebbero 
dovuto essere la prioritaria preoccupazione di un progetto simile (non 
quello dell’abbassamento e allargamento delle golene, sempre in zona 
autodromo, che è l’unico per ora attuato) sono sotto gli occhi di tutti, 
chi più o chi meno inorridito da quanto sta avvenendo.

Il nostro giovane Sindaco forse non sa che anche aspetti storico 
testimoniali, affettivi e paesaggistici, hanno valore per le persone, 
forse non lo capisce ancora, e a tanti piacerebbe anche lasciare 
qualcosa alle future generazioni alle quali però nessuno ha pensato per 
nulla quando per decenni le scelte urbanistiche hanno portato a 
cementificare fino a ridosso del fiume, vedi Campanella e autodromo.

Di fronte ad un quesito posto dal pubblico – che riferendosi ad alcune 
osservazioni fatte da specialisti del settore, avanzava dubbi sulla 
efficacia del metodo applicato – un ingegnere presente, ha sottolineato 
come la soluzione adottata sia un compromesso che da un lato non 
dovrebbe creare scompensi all’asta fluviale e dall’ altro va incontro ai 
desiderata della Amministrazione.

Questo è il nocciolo vero: siamo arrivati a questo punto di fragilità 
proprio perché tutte le precedenti amministrazioni hanno sempre preso 
decisioni non con un preciso orizzonte ambientale e di lungo termine che 
lasciasse lo spazio naturale al Santerno, ma con priorità altre, 
scaturite da consulenze tecniche che hanno sempre escluso i pareri della 
comunità scientifica.

Sul tema alberi abbattuti stendiamo un velo pietoso.

È fuori di dubbio che se abbattiamo centinaia di alberi con 50/60 anni di 
vita, piantarne il doppio non servirà a mitigare un bel nulla in quanto 
l’apporto ecosistemico non sarà paragonabile per decenni e la mancanza 
di verde, oltre ad essere uno dei tre elementi che ha indotto il 
cambiamento climatico, incide sui dati di mortalità per eccesso di 
calore con percentuali che ci vedono tra le zone peggiori d’Europa

La terra di risulta degli scavi, di proprietà demaniale per legge, è 
stata riversata “prioritariamente in aree pubbliche” perché smaltirla 
come rifiuto sarebbe costato 6 milioni.

È stata poi messa all’asta e, in futuro, probabilmente, verrà destinata 
a coprire la discarica dismessa, sebbene pare costi molto anche questa 
opzione.

Abbiamo conseguito un risparmio devastando aree già utilizzate e dovendo 
finanziare il loro ripristino? Non ne siamo certi.

Verrà valorizzato il parco fluviale? Le mappe illustrate rendono conto 
di spazi di camminamento ben inferiori agli attuali e, più, in generale, 
mancherà per sempre un paesaggio naturale sacrificato per correre ai 
ripari dalle precedenti criticità, tipo la mancanza di valvole clappè 
adeguate

Consigliere EZIO ROI