I sandali consumati dai chilometri macinati tra campagne, in anni ed anni di questua. Fra’ Gioacchino era soprattutto questo. Per secoli queste figure del passato hanno solcato campagne, affrontato intemperie, incontrato la gente, portato parole di conforto in cambio d’un piccolo aiuto da condividere coi frati: grano, formaggio, uva… Uno che li ricorda tutti è proprio fra Gioacchino.

Nato Giovanni Massoni, romagnolo di Montetiffi è vissuto nel convento imolese dei cappuccini di Imola per 65 anni. La sua attività più che cinquantennale di frate questuante in particolare nelle zone appenniniche è ancora viva nella memoria.

Era soprannominato dagli imolesi, che ancora lo ricordano con affetto, “e fre zarcanton” o “Fre Zarco”, il frate questuante o raccoglitore. Nato nel 1916, è scomparso nel 1996 a Bologna, dopo sessant’anni di permanenza nel Convento dei Cappuccini.
Giunse a Imola agli inizi degli anni Trenta dalle sue amate colline forlivesi, lui, che non sapeva tanto di libri di teologia, e che tuttavia parlava con la sapienza evangelica e contadina, iniziò a girare con il suo mulo e il carretto per tutte le strade della pianura e della montagna.

“Fratello Gioacchino, pane e vino, tu sei per noi la buona provvidenza, sei il granaio colmo, sei il tino, la frutta saporita sulla mensa” così cantava un suo confratello

Si presentava alle case con il povero saio cappuccino ricoperto di polvere, sapendo conquistare chi incontrava con il suo fare semplice e rurale. “Per me, che l’ho conosciuto da bambina, ed era già dotato di sfrecciante Apecar verde scura cassonata, era quella figura mitologica che in cambio di uova, frutta o una gallina, ti regalava minuscoli “scartozzini” di semente per l’orto da lui stesso prodotta” ricorda Monica, che lavora in Biblioteca – “e ti narrava brevemente le glorie del creato, ti chiedeva se l’uva dell’anno prima fosse stata generosa. Maniera astuta ma gentile di chiedere un buon bicchiere di vino.”

Nelle famiglie contadine era aspettato come uno di loro, un frate che creava buonumore, tanto che poteva permettersi quello che ad altri non era concesso. Si narra che un mattino, dopo aver dormito nella stalla, la «azdóra» (massaia) gli chiese: «Fra Gioacchino, per colazione vuole due uova o un po’ di prosciutto?». Frate Gioacchino non rifletté più di tanto: «Mentre mi frigge le uova, mi tagli qualche fetta di prosciutto con del pane e un bicchiere di vino».
“Conosciuto in zona più del sindaco e del vescovo messi insieme, era dotato di un carisma eccezionale, tanto che anche i ” mangiapreti”, con lui erano molto generosi. Dicono che avesse delle qualità incredibili anche come rabdomante. Fré zarcó, un personaggio indimenticabile.”

Si ringraziano Monia (BIM) e Terio (Imola Anni 60)