Imola. Si chiude un capitolo durato 32 anni. Ed è un capitolo non indifferente per la storia di della nostra comunità. Era il 1990 quando alcuni ospiti del manicomio dell’Osservanza traslocarono per trasferirsi nella comunità nascente Cà del Vento, all’epoca un nuovo esperimento, una scommessa vinta dai cittadini imolesi e dagli utenti stessi della comunità alloggio. Ma la storia di Cà del Vento è destinata a proseguire, a Borgo Tossignano nei locali dell’ex hotel ristorante “Richì”. Il trasloco, dopo alcuni mesi abbastanza complessi, è finalmente terminato con l’ultimo e importante step, ossia, il trasferimento degli utenti, avvenuto questa settimana.
Per l’occasione abbiamo parlato con Marta Manuelli, Presidente dell’Associazione Cà del Vento.
Marta, finalmente dopo molti mesi avete terminato il trasloco?
“Ce l’abbiamo fatta, dopo una lunga battaglia. A settembre daremo una festa, una sorta di inaugurazione, dove “apriremo” la comunità per far sì che si possa vedere come si sono alloggiati gli utenti. L’ambiente dove siamo andati è bello, c’è un bel cortile grande, speriamo.
Adesso li aiuteremo ad ambientarsi, non solo nella comunità ma nel paese. Alcuni utenti sono autonomi, escono, vanno al bar a prendere il caffè.Qui a Imola c’era chi abitualmente andava anche in banca e a far la spesa, facevano praticamente tutto da soli, dovremo aiutarli a iniziare nuovamente a svolgere le loro attività quotidiane.”
Insomma, non facile se pensiamo che da quando alcuni di loro uscirono dai manicomi sono trascorsi già trentadue anni..
“Infatti,dovranno ricominciare come nel 1990, quando dal manicomio dell’Osservanza si trasferirono a Cà del Vento. Nella nuova comunità dove ci siamo trasfertiti, a Borgo, c’è tutto, la Coop Tragitti che sta prendendo in gestione la comunità ha comprato tutto il necessario, e molte cose nuove. Ci sarà il salotto, la sala tv, la sala da pranzo, mentre al piano superiore un salone diviso in uffici, tutte le camere con il bagno, singole e doppie.“
Come si è svolto il trasloco?
“Molto abbiamo fatto noi, con l’aiuto di Nives e gli altri, mentre per gli arredi ingombranti sono venuti i facchini. E gli utenti sono stati trasferiti col pulmino.”
E adesso si parte..
“Adesso vediamo cosa succede, si chiude un importante capitolo durato 32 anni, c’è un po’ di malinconia e tristezza per tutti i ricordi e per dovere abbandonare un luogo al quale ci eravamo affezionati, però può darsi che gli utenti vadano a stare anche meglio, qua poteva esserci ancora un ricordo di sofferenza e reclusione, chi lo sa…Può essere anche un bene, nel “male”.
Immagino che prima di pensare di andare a Borgo, avrete cercato anche a Imola..
“Non ci hanno dato posti a Imola, almeno, noi non li abbiamo trovati. Abbiamo fatto una gran fatica a trovare, perché quando dicevamo che arrivava una comunità di persone con carenze psichiche in molti si sono tirati indietro. E questo posto ci è stato dato perché il proprietario ha dimostrato una grande sensibilità. Non lo so, forse senza di lui eravamo ancora qui a cercare…”