Imola, quartiere Zolino. Nei giorni scorsi è apparso uno striscione davanti al centro sociale Zolino, da parte di alcuni ragazzi del quartiere che frequentano il bar . “Non siamo solo clienti” – hanno lamentato i giovani, che vanno dai 15 ai 24 anni.
Alla base del problema ci sarebbero alcuni dissidi coi baristi che avrebbero portato le due parti ormai ai ferri corti. Non intendiamo soffermarci sui dettagli delle cause che hanno innescato questi attriti, per non creare ulteriori polemiche tra loro e dal momento che le rispettive versioni non collimano minimamente: ci preme piuttosto sapere se sia i ragazzi godono degli adeguati spazi dove poter fare attività e se gli stessi gestori siano messi nelle condizioni di lavorare in tranquillità.
In questi spazi, che svolgono un fondamentale paracadute sociale per città e quartieri, è necessario il sostegno di tutti affinchè si possa mantenere la convivenza tra generazioni nei rispettivi spazi.
Fino a qualche anno fa era attiva la rete dei centri giovanili che – grazie alle cooperative e Asp-Ausl-Comune e Forze dell’Ordine – svolgeva un grande lavoro coi ragazzi nelle diverse zone di Imola. Ogni quartiere ne aveva uno – con rispettive squadre di calcio che si sfidavano tra di loro nella Coppa UESPA che si giocava nei campi di tutta la Vallata.
Dopo il Covid e il ritorno alla socialità, nei territori c’è stato l’incremento del disagio giovanile- vedi i fatti avvenuti all’ITIS lo scorso inverno – e il ritorno di educatori nei quartieri potrebbe dare risposte a molti ragazzi e genitori. Una sorta di “educatore di strada”, un esperimento già avviato in altri Comuni si potrebbe tentare anche sul Santerno. Ci sono già realtà virtuose che contribuiscono, come il Centro Giovanile Marconi, ed altre che vorrebbero magari implementare le attività rivolte ai giovani, come Tozzona e Sesto Imolese. E’ in corso anche uno studio per aprire un nuovo centro giovanile in Pedagna, in attesa dei finanziamenti necessari.