(credit photo Fondazione Accademia Internazionale di Imola Incontri col Maestro )


Imola. Dopo la brusca uscita di Roberto Giordano, ormai ex docente di pianoforte presso la Fondazione Accademia Internazionale di Imola Incontri col Maestro , in un modo che non lascia spazio all’immaginazione (“naturale conseguenza di una totale mancanza di condivisione del percorso che l’Accademia Pianistica ha intrapreso da qualche anno ed è pertanto dettata da ragioni di coerenza personale”) e la replica del Maestro Franco Scala che parla anch’esso di “problemi da risolvere” abbiamo parlato con la Sovrintendente della Fondazione, la Dott.ssa Angela Maria Gidaro, per un’intervista che spazia sia dall’attualità (l’uscita di Giordano, le dichiarazioni di Scala e il Summer Academy Festival) ma anche al passato (come e perché si è passati da un’accademia di piano e flauto all’inserimento di molte altre discipline e il ruolo della Fondazione sul piano nazionale e internazionale).

Buongiorno, non ho letto sue dichiarazioni sulla stampa in merito alle ultime prese di posizione da parte di Scala e Giordano: come la pensa dell’uscita del docente e della posizione del maestro fondatore di questa realtà?

“A me non mi ha chiamato nessuno: ci tengo a dire che tutte le istituzioni possono avere un dialogo interno, la fondazione è consapevole, ne abbiamo già parlato insieme e la linea dice che non possiamo parlarne dato che non abbiamo dichiarazioni da fare.
Ci sono sempre margini di miglioramento, se lui (Scala,ndr) ha detto quelle cose chiedete a lui i motivi. Noi non ce l’aspettavamo: la mia etica mi dice che se vuoi fare passi importanti li fai nei luoghi giusti .”

“Sulla questione Giordano la Fondazione ha dato la linea del no – comment; siamo pieni di docenti di grandissimo spessore, sul tema proprio non mi esprimo, comunque può essere abbastanza fisiologico in un luogo con diversi insegnanti che qualcuno possa cambiare cammino: poi ognuno sceglie con quale stile uscire.”

(NDR: Si parla della creazione di una nuova accademia, fuori dall’Emilia Romagna, con alcuni dei docenti fuoriusciti dalla Fondazione “Incontri con il Maestro”; regista di questa operazione sarebbe il finanziare e musicologo Francesco Micheli, ex Presidente proprio della Fondazione imolese.)

In questa situazione, che ruolo assume la figura di Corrado Passera?
“La governance Passera è stata in grado di tenere aperto durante il covid, di pagare tutti gli stipendi, di provvedere a tutte le piattaforme online, poi la ripresa , il dialogo.
I nostri ragazzi hanno bisogno di essere sostenuti anche economicamente: vengono da tutto il mondo e dall’Italia e viaggiano. Fin da sempre la politica è stata quella di tenere le quote abbastanza calmierate, in modo che i ragazzi vengano sostenuti.”
Come viene sostenuto il lavoro dell’Accademia?
“Le sfere per finanziare l’attività dei ragazzi sono le rette, le contribuzioni pubbliche o di privati (fondazioni) società interessate è questo può rivelarsi un buon equilibrio. Quindi è necessario avere una reputazione e una credibilità: Passera ha accettato di presiedere una istituzione a Imola ed è sintomo che sia una realtà che merita considerazione sul piano italiano e internazionale.”

Rispetto ad anni fa, gli indirizzi musicali sono notevolmente cresciuti, come mai non vi è più solo il pianoforte e il flauto? Del resto, la Fondazione nasce come Accademia pianistica.

“Ormai da anni diamo otto indirizzi, è vero che l’Accademia era nata con il pianoforte e il flauto , oltre che musica da camera compresa in un indirizzo a parte col maestro Masi, poi attorno al 2005 è fiorita l’attività col violino, violoncello e la viola, poi è arrivata la composizione, ma tutto ciò prima del 2010, (anche la direzione d’orchestra). Sfatiamo il mito che l’accademia sia stata soltanto pianistica, ma ovviamente è il piano che ha fatto da traino, poi ovvio che era clamoroso all’epoca vincere dei concorsi, perché ce n’era uno all’anno.
I flautisti vincevano anche i primi posti nei concorsi, poi è naturale che il piano è stato più trainante, vincemmo il Busoni di Bolzano, il Regina Elisabetta di Bruxelles, Varsavia…

Ma ci tengo a dire che questi premi continuano ad essere vinti: nel 2021 siamo arrivati in finale a Varsavia col pianoforte, a maggio Dennis Gasanov, un allievo di violino, è stato finalista e secondo premio alla Sendai International Music Competition, in Giappone.
È ovvio che un premio valorizza, però è accaduto nel frattempo qualcosa di molto importante che va evidenziato, dato che il Ministro dell’Istruzione ha riconosciuto il titolo delle laurea a questi otto indirizzi curati da 8 pregevoli direttori, una sorta di università della musica (come titoli equivalenti) In questo percorso universitario come istituzioni musicali siamo gli unici, per la laurea triennale e magistrale.

Qual è la platea a cui si rivolge la Fondazione?
“In tutto l’anno ospitiamo ben 270 allievi, il 50% sono internazionali, l’internazionalizzazione è un processo importante. È nata con docenti internazionali, quindi è fisiologico e doveroso riuscire a stare in ambedue gli ambiti. Si è parlato di fuga di talenti , ma vengono in Italia a studiare la musica, a Imola, dove la qualità la fanno i docenti. Pensiamo in questo modo a che livello si configura il nome di Imola nel mondo…”

Il nostro è un ente di alta formazione musicale , i ragazzi che vengono a studiare qui vengono selezionati per merito e talento. E si è distinta nel corso degli anni perché i propri allievi riescono a vivere del proprio mestiere calcando le scene nazionale e internazionali , concorsi di interpretazione musicale, ed è stata creata proprio per questo fine, offrendo uno spazio per poter ambire, con docenti altamente qualificati per avviarsi ad un percorso professionalizzante. Questa è la razio dell’istituzionalità della Fondazione. I corsi si svolgono come nelle scuole e nelle accademie, da ottobre e a giugno. nel 2012 abbiamo messo su questo evento: Imola Summer Academy and Festival: una formula doppia, poiché nel mese di luglio si svolgono le lezioni del corpo docenti e poi i concerti degli allievi iscritti. Dove l’allievo trae molta ispirazione avendo nello stesso calendario il docente, avendo un affaccio pubblico della città, anche perché stando molto chiuso nelle aule, grazie a questi eventi si riesce anche a comunicare.”

Qual è il vostro scopo?
Noi abbiamo come missione la valorizzazione del patrimonio della musica classica, non perché disprezziamo i restanti generi ma perché ci siamo specializzati in quello. La mission è un pochino più ampia, c’è anche una grande visione culturale e sociale, il primo aspetto è il ritorno dell’investimento con l’allievo che si affina professionalmente.