Imola. Marcello Tarozzi, classe 1978, già capogruppo PD in consiglio comunale e militante DEM per lungo tempo, ultimamente sta coltivando le sue passioni ed interessi che vanno dai viaggi fino alla scrittura. In un periodo cruciale della sua vita ha infatti deciso di realizzare anche il suo speciale sogno nel cassetto, scrivendo un libro di narrativa – “La città dei Sogni, racconti del nostro tempo – Tanti racconti, che parlano delle esperienze dei protagonisti giunti in un momento cruciale della loro vita. Marcello ha deciso di ambientare ogni capitolo in diverse città del mondo, da lui tutte visitate almeno una volta nella vita. Il libro – edito da Gilgamesh edizioniè acquistabile quive lo consigliamo . Abbiamo intervistato Marcello Tarozzi che ci ha parlato del libro e di cosa l’abbia spinto a farlo:


Da quanto tempo pensavi di scrivere un libro? Cosa ti ha spinto a questo passo?È un punto di partenza o un punto di arrivo?

Spero sia un punto di partenza. Pensavo da tempo di scrivere, ma, per diverse ragioni, non avevo mai avuto il coraggio di farlo. Parlo di coraggio perché, per scrivere qualcosa che altre persone leggeranno e che non ti conoscono direttamente, è sempre un passo molto importante. Se si scrive qualcosa, ci si mette comunque a nudo, anche se le storie del libro possono essere inventate, l’autore vi inserisce sempre qualocosa di se stesso. Il passo l’ho fatto dopo che nella mia vita sono accadute molte cose che mi hanno fatto prendere direzioni diverse rispetto a quelle che avevo scelto prima dei quarant’anni.

Hai mai viaggiato da solo e se secondo te può essere un trucco utile ad ispirarsi.

Il libro non parla di viaggi, sono storie ambientate in alcuni dei luoghi che ho visitato nella mia vita. Il viaggio può essere sia fisico che mentale. Amo viaggiare, vedere luoghi nuovi e diversi, osservare le abitudini del luogo, incontrare persone che possano farti conoscere meglio quello che si vede. Sono un osservatore della specie umana, se così posso descrivermi, per natura. Non sono mai stato un turista, sono sempre stato un viaggiatore che cerca di assaporare e assorbire quello che vede e di cui fa esperienza. Parlo, con diversi gradi di capacità di espressione, sette lingue e per questo mi sento portato all’ascolto di chi ha storie da raccontare. Se sei un viaggiatore, non è mai un problema viaggiare da solo.

Sono 24 racconti diversi, che parlano di vicende che ruotano attorno alle vite di alcune persone.
A volte è piu facile parlare di se stessi, ma leggendo il tuo libro si capisce che sei un tipo curioso e attento al lato umano delle persone. Come hai fatto a raccogliere 24 diversi racconti
che parlano di temi così importanti, come l’amore, la morte, la lontananza da un luogo, i sogni. Ti sei ispirato a persone conosciute in viaggio o direttamente ad esperienze vissute da tuoi conoscenti?

Come dicevo mi ritengo un osservatore della specie umana perché mi piace osservare, cercare di comprendere il perché delle azioni umane. Devo dire che ho una fantasia molto fervida e per questo non è un problema costruire attorno ai personaggi delle storie che possano variare dal genere giallo, a quello fantascientifico, a quello noir, al romantico, ecc… Ma, oltre alla mia fantasia, nelle storie si possono trovare accenni a persone reali. Ogni storia contiene elementi reali ed elementi di fantasia, ma quello che le tiene insieme è il tema della ricerca. Tutti noi cerchiamo qualcosa, sia che si tratti di una persona, di un luogo, un oggetto o uno stato d’animo.

Scrivere in terza persona con dialoghi che ruotano attorno a vicende importanti non dev’esser stato semplice. Dove hai riscontrato maggiori difficoltà nella stesura del libro?

Se si intende scrivere una raccolta di racconti, anche se in buona parte di fantasia, questo implica uno studio preciso delle abitudini, degli spazi, della cultura dei luoghi che si vogliono descrivere. Non è un processo che si può svolgere in pochi giorni”.

Hai mai pensato che possa essere un’idea continuare a presentare questo tuo lavoro nel nostro territorio, o nelle scuole, per farlo conoscere anche ai piu piccoli, oppure sei già concentrato sul tuo nuovo libro? Sempre che tu abbia già in mente di scriverne uno nuovo, se vuoi dircelo.

Ho alcune idee in testa. Un nuovo libro ci sarà ma oltre non posso rivelare. Sto continuando a presentare il libro, ad esempio la prossima presentazione sarà promossa da Auser.

Tu hai sempre viaggiato molto e specialmente sei un grande conoscitore del nostro continente, specialmente il nord Europa. Che differenze hai riscontrato maggiormente con il nostro Paese e con Imola?
 La tua persona si ritroverebbe maggiormente nei luoghi dove ha ambientato molti episodi del libro, come la Danimarca o la Svezia, oppure non ti passa per l’anticamera di abbandonare Imola?

“Il mondo si è molto standardizzato, se posso usare questo termine. Oggi, in particolare nella nostra Europa, non trovi differenze eccezionali tra i vari Paesi. Quasi tutti i Paesi dell’est hanno raggiunto o quasi raggiunto il nostro livello di vita. In alcuni Paesi del nord si percepisce chiaramente l’orgoglio di essere parte di una società evoluta, anche se, come dappertutto esistono elementi di eccellenza ed elementi di degrado. L’Estonia, che trent’anni fa era un Paese sostanzialmente povero dopo decenni di cura sovietiva, è tornata, come era ad inizio secolo, ad essere un Paese moderno e in forte crescita. Là ho visto ottimismo, cosa che forsa oggi manca nel nostro Paese. Una differenza? Un italiano e romagnolo in particolare pensa quotidianamente cosa mangiare e dove andare a mangiare, in molti Paesi questa “necessità” non è sentita. Si mangia quando e dove capita ad orari anche diversi. Imola è la mia città e lo resterà sempre, ma nella vita mai dire mai.

7. Ho visto che hai dedicato un episodio del libro anche a Imola, che tocca il delicato tema della morte. Come avviene al protagonista, gli imolesi che stanno molto tempo lontani dalla loro città, al momento del rientro vivono una serie di contrastanti emozioni, una sorta di rapporto di amore-odio, sebbene per noi ,in realtà, nessuna città potrebbe mai sostituire la nostra Imola.

Come si vive questa lontananza e a chi ti sei ispirato per questo bel racconto.

Il racconto, come tu dici giustamente, parla in questo caso del rapporto di amore e odio per la nostra Imola. In altri racconti ho cercato di analizzare altri sentimenti della natura umana, ma questo, in particolare, non poteva non cercare di analizzare questo sentimento che, ne sono certo, molti di noi possono provare per questa cittadina. Questo, in realtà, è un sentimento che potremmo trasporre in molte altre occasioni e in molte altre realtà. Come dicevo, siamo tutti sempre alla ricerca di qualcosa, dell’altro, del diverso, della novità, ma poi, quando otteniamo quello che cerchiamo, sviluppiamo un senso di nostalgia per quello che è stato.

Quali sono le reazioni di chi ti ha visto in questa nuova veste di scrittore, quando fino a poco prima ti vedeva sul fronte politico?

Non spetta a me dirlo, né giudicare. Chi mi conoscere giustamente svilupperà la propria opinione.
9. Domanda che non c’entra col libro: pensi che tornerai un giorno a fare politica per la tua città magari con un progetto nuovo, oppure desideri concentrarti soltanto su libri e viaggi?

Non tornerò in politica, sarebbe come una minestra riscaldata. Ognuno di noi dovrebbe capire quando è il momento di lasciare andare qualcosa. Scrivere e viaggiare sarebbero gli oggetti della mia personale ricerca della felicità.