VILLE SEGRETE: EP. II – VILLA DALMONTE, GIOIELLO DEL ‘900

Imola. In zona Boccaccio fa capolino dagli abeti un piccolo gioiello dell’architettura razionalista. Una dimora di colore bianco, con colonne in marmo nero decorate a palafitta. Forme squadrate e colonne; un tenue scivolo al centro del tetto, che fa capire come la struttura si sia ispirata alle sembianze di un pianoforte a coda.
È stato lo stesso Mario Guido Dal Monte, pittore di chiara fama, a ideare questa meraviglia, che abbraccia varie forme dell’architettura del ‘900: è stata catalogata dagli esperti come una costruzione post- razionalista ma che in realtà strizza l’occhiolino anche al genere futurista, di cui Dal Monte era tra i più importanti esponenti del territorio, seppure nel genere della pittura.

MARIO GUIDO DAL MONTE – “IL PROTAGONISTA”IDEATORE DELLA SUA CASA STUDIO
Mario Guido Dal Monte nasce a Imola il 23 dicembre 1906.
Autodidatta, esordisce come pittore a Imola nel 1926 dopo aver visitato la XV Biennale di Venezia, occasione nella quale conosce il Futurismo. Le mostre tra il 1929 e il 1930 segnano il suo passaggio dal Futurismo a un personale lirismo magico di impronta “novecentesca”. Nel 1931 espone nella galleria Der Sturm a Berlino. A metà anni degli anni trenta la sua ricerca si volge verso l’astrattismo e a interessi “non-figurativi” che gravitano attorno alla milanese Galleria del Milione, dove espone nel 1936, anno in cui vince anche il concorso bandito dalla Cassa di Risparmio di Imola per l’esecuzione di cinque pannelli di tema celebrativo del lavoro e del risparmio.

Dalla seconda metà degli anni quaranta, dopo un periodo di rallentamento della produzione artistica, la sua ricerca si orienta verso il Surrealismo astratto. A metà degli anni cinquanta Dal Monte si avvicina alla ricerca “informale”. Dopo l’assenza espositiva degli anni settanta, la sua attività creativa riesplode negli anni ottanta. Alla fine degli anni ottanta la sua ricerca compie un ennesimo passo avanti con opere “neoconcrete” di accentuata matericità.
Muore a Imola il 2 gennaio 1990.
A Mario Guido Dal Monte è stata dedicata una importante mostra tenutasi a Imola, Museo di San Domenico, dal 19 dicembre 2009 al 5 aprile 2010.

“LA CASA A FORMA DI PIANOFORTE” – UN GIOIELLO TRA LE VILLE IMOLESI

Negli anni cinquanta la zona di Viale Dante era all’alba della sua espansione. Quello che andava rapidamente a crearsi, a due passi dal centro, sarebbe stato un vero e proprio quartiere signorile. Splendide ville, prevalentemente di proprietà dei “signori di Imola”; medici, architetti, avvocati. All’epoca l’area era ancora sgombra e la vegetazione primordiale, dunque, ogni perla si mostrava completamente agli occhi del cittadino e della macchina fotografica. Nell’area attigua a Piazzale Michelangelo prende forma la casa-studio di Dal Monte. È il 1951. All’epoca si evidenzia immediatamente come un faro della modernità, proiettandosi “senza diaframmi verso le colline”. L’opera attrae immediatamente la stampa specializzata, sia in Italia ma anche in Francia. Gli interni sono considerati audaci, con un fascino “da storica avanguardia”.
Insomma, Dal Monte rivendica con questo edificio un’affermazione attuale, “viva e non riesumata, i diritti di precedenza della sua arte”. Individua, e mette in risalto, i nessi fra architettura e la sua pittura, attraverso la plastica futurista su di una base razionalista – “efficaci elementi costruttivi, tecnici e distributivi della sua arte sintetica”.


La costruzione, di cui la struttura portante è di calcestruzzo, è caratterizzata da tre piani ben marcati, poggiante in parte su “palafitte”, con pensiline, terrazzi e aperture in grado di muovere la superficie esterna. L’architettura è senz’altro “funzionale, post-razionalista” ma che rispetta esigenze di armonia abitativa e di vivibilità.
Il pianterreno è quello più luminoso della casa, dotato di grandi vetrate, regolabili, e con pareti mobili, dove è anche ricavato lo studio di Dal Monte, dove vengono innalzate pareti in blu cobalto con strisce bianche e nere. Il pavimento è in grès, di color avorio, mentre il soggiorno è caratterizzato dai rivestimenti in legno, suggerito anche dalla colonna/tavolino. Di sua completa progettazione sono gli arredi, le porte, le finestre e le lampade; anche il portabiti e il mobile bar con l’inserimento di una scultura di Germano Sartelli, e la parte metallica superiore, con forature a luce, disegnata dall’artista stesso.
FONTI : COMUNE DI IMOLA – Ricerche condotte con la collaborazione di Agostino Salsedo


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