Imola. Ha guidato l’equipe del verde pubblico del Comune di Imola fin dal 1992, quando già parte del verde era stato appaltato a ditte esterne. Prevalentemente quelli di natura più massiva (sfalcio) sebbene una squadra interna vi fosse ed operasse con criterio nei lavori più complessi (aiuole, irrigazione, potatura ecc).
Il team di giardinieri aveva come base proprio l’ex vivaio. Il magazzino che vedete nel video (vuoto da anni, dove scorrazzano i pavoni e giacciono i frigoriferi dell’ex gestore della Disco) era il luogo dove venivano ricoverati i macchinari. A fianco, le serre che erano naturalmente mantenute. Di lato, la casa dell’ex custode. Da lì venivano coordinati i lavori, prevalentemente per il mantenimento del verde pubblico nel parco delle Acque, che richiedeva un grande dispiegamento di mezzi e personale.
Pochi anni fa, ricordiamo che ci fu l’ultimo “canto del Cigno” per quanto riguarda il verde pubblico. Venne messe in scena “la grande utopia” da parte della giunta Sangiorgi, nel tentativo di reinternalizzare questo servizio. Una delle promesse elettorali dell’amministrazione pentastellata che effettivamente ebbe un riscontro. Una bella idea, ma irrealizzabile. La Giunta Sangiorgi tentò di realizzare quanto annunciato, riuscendo a far passare anche una mozione in Consiglio Comunale. Convocò gli ex giardinieri, chiese loro un parere e una bozza di spese. Tuttavia, l’idea dovette fare rapidamente i conti con la realtà. Sarebbe servito un milione di euro- soltanto nel primo anno- euro più euro meno, per l’acquisto dei macchinari, senza contare l’assunzione di personale che ormai era stato tutto trasferito altrove. Quello specializzato nella cura del verde nemmeno lavorava più a Imola.
Insomma, ricreare da zero un compartimento inesistente.
A questo proposito, evidenziamo le dichiarazioni dell’ex capo giardiniere, che fanno molto riflettere:
“Le immagini dell’ex vivaio inducono una tristezza devastante” introduce l’ex dipendente di Piazza Matteotti – “Forse non è memoria di tutti ma quei luoghi, serre, magazzino, vivaio, casa del custode, … furono un anche un posto di lavoro per almeno due generazioni di giardinieri comunali.“
L’ex collaboratore inizia la sua ricostruzione – “E’ trascorso solo circa un decennio da quando ci dissero che non servivano più, che il rinnovamento e la modernità sarebbe passata dal superamento della nostra gestione (diretta), troppo costosa in rapporto alla qualità del servizio erogato.”
Ci diedero cosi il ben servito, per dare spazio ad una imprenditoria privata che avrebbe dovuto rilanciare il tutto con rinnovata energia propositiva, abbattendo i costi pubblici non più sopportabili, tramite una nuova gestione economica imprenditoriale.
“Di questo non ci convincemmo mai, proprio non riuscimmo a crederci, ma noi eravamo quelli additati come vecchi soggetti privi di una “visione di gestione industriale moderna” (si, ci dissero proprio cosi!).
Cosa successe una decina di anni fa? Forse, l’ex responsabile del verde pubblico fa riferimento proprio all’accordo che aveva il vecchio gestore della discoteca delle Acque Minerali con il Comune di Imola, che prevedeva anche la cura e il mantenimento del verde pubblico dell’area circostante alla discoteca (Parco delle Acque).
Il racconto dell’ex capo giardiniere prosegue:
Forse è anche un po’ vero che non servivamo più, tuttavia avevamo molto ben chiaro cosa e come doveva essere il servizio pubblico.
Alcuni di noi se ne andarono anche da Imola, altri iniziarono attività proprie, altri furono trasferiti ad altre funzioni (che presto si dimostrarono assolutamente inutili), pochi restarono e a loro fu chiesto di completare il lavoro di azzeramento della giardineria comunale.”
“Io fui tra quelli pagati a cui fu “chiesto” di distruggere tutto quanto era stato precedentemente creato anche con la nostra appassionata partecipazione e collaborazione.
Credo non esista niente di più umiliante!”
Non sentirete dire da nessuno di noi
“… l’avevamo detto …”; abbiamo sempre preferito rattristarci in silenzio.
Non serve più appellarsi alla immaginazione o ipotizzare lo sviluppo futuro, ora basta guardare ciò che è in realtà avvenuto, e per chi ha anche un po’ di memoria ricordare cosa era prima.
I costi pubblici che dovevano essere ridotti?
Di gran lunga aumentati!
… e l’attività economica che doveva rilanciare parco, discoteca, bar e con anche altre attrazioni ricreative con grande visione imprenditoriale? Scomparsa pressoché nel nulla, per poi giungere ad un contenzioso che ha trovato soluzione solo con l’esborso di numerose centinaia di migliaia di euro pubblici.
E la rinnovata qualità del servizio pubblico?
Vabbè, lasciamo perdere, sarebbe autolesionismo psicologico.
Cara assessora, a tutta questa tristezza indotta dalla visione di queste immagini se ne aggiunge un’altra; dopo un decennio di profondo e colposo declino pare non vi sia ancora un credibile progetto di rilancio e così pare nemmeno un razionale disegno gestionale.
Ma alla luce di tutto questo era davvero necessario distruggere tutto?
… o sbagliamo ancora?
Anche stavolta non stiamo capendo?
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