GAZA, GALAVOTTI: “UNA STRAGE DI CIVILI INUTILE E DISUMANA “
Mentre scrivo, si parla di circa 8000 palestinesi uccisi dai bombardamenti di Gaza e di ben 3.500 bambini ( tremilacinquecento !!!).
A Imola vivono 3.054 bambini con un’età i 5 e i 9 anni. Li vediamo sorridenti, rumorosi, nei parchi, a scuola, giocare con gli amici nei cortili.
Provate a immaginare questi 3.054 bambini che in tre settimane non esistono più per le loro famiglie, per le loro scuole, per la città, Non esistono più perché massacrati dalle bombe.
Un vera e propria carneficina di civili , donne ,vecchi e bambini che rischia di trasformarsi in un genocidio . Mi giungono da Gaza video sconvolgenti per la loro disumanità e crudeltà. Quello che mi ha maggiormente colpito mostra alcune mamme palestinesi che stanno scrivendo con un pennarello indelebile nome e data di nascita su petto, schiena, gambe, braccia dei loro figli. Perché lo fanno? Per poterli identificare anche solo attraverso il ritrovamento di una parte del corpo .
Ebbene, indipendentemente dalle nostre posizioni politiche, ideologiche, religiose, dobbiamo fermare questa strage inutile e disumana con ogni mezzo possibile: manifestazioni, lettere, prese di posizione, pressione su politici e amministratori di riferimento ecc.
Sia chiaro, criticare l’attuale politica di Netanyahu e la sciagurata scelta di colpire indiscriminatamente tutti i civili, non può significare in nessun modo giustificare la strage compiuta da Hamas o attenuare la sua tremenda responsabilità.
E’ “normale” che uno stato che subisce un attacco così feroce e violento, un attacco che ha causato 1.400 vittime civili voglia vendicarsi e punire i colpevoli.
Quello che non è “normale “invece è che la vendetta ricada su popolazioni civili inermi infliggendo loro sofferenze inaudite.
L’enciclopedia Treccani definisce il terrorismo come “L’uso di violenza illegittima, finalizzata a incutere terrore nei membri di una collettività” e ricorda che “Nel diritto internazionale contemporaneo il terrorismo è compreso tra quei comportamenti individuali gravemente lesivi dei diritti umani fondamentali”.
Se questo è vero come si può definire il comportamento di Netanyahu, aspramente contestato da vasti settori della popolazione israeliana e delle comunità ebraiche internazionali?
Il fine non può giustificare, come scriveva Machiavelli, “tutti” i mezzi ovvero anche quelli più feroci e spietati. E’ necessario porre un limite, un confine etico tra ciò che è accettabile secondo il diritto internazionale e ciò che non lo è.
Un’ultima osservazione.
La questione palestinese, spero sia evidente a tutti, non è nata il 7 ottobre 2023.
“La soluzione di due Stati e due popoli è la sola via per la pace“. In questi giorni sono tanti i politici e rappresentanti delle istituzioni internazionali che la stanno invocando. Si tratta di una formula vecchia più dello stesso conflitto arabo-israeliano, facile da comprendere poiché prevede la convivenza dei due popoli in due Stati, appunto: uno per gli ebrei e uno per i palestinesi.
Già nel 1947 il Piano di partizione della Palestina approvato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite proponeva la suddivisione del territorio palestinese in due Stati, uno ebraico, l’altro arabo, con Gerusalemme sotto controllo internazionale.
Da allora in modo insistente, continuo (ma anche rituale e rassegnato purtroppo) la litania dei due stati è stata reiterata mentre Israele si allargava e lo stato palestinese era costretto a ritirarsi in territori sempre piu esigui: la sottile striscia di Gaza e la Cisgiordania che oramai è controllata al 60% dagli israeliani che la stanno divorando un pezzo alla volta. Avanti di questi passo e tra poco , forse, non ci sarà più nessuno stato palestinese da riconoscere.
Ebbene ,se è vero che tutti i politici italiani (ho letto dichiarazioni di Meloni, Schlein, Tajani, Conte…) stanno ripetendo che l’unica soluzione per la la pace è quella di “due popoli e due stati “ perché L’Italia, che ha già riconosciuto lo stato di Israele nel 1949 , non riconosce anche lo stato palestinese? L’Italia per il momento si è impegnata solo a «sostenere l’obiettivo della costituzione di uno Stato palestinese» nella logica di «due popoli, due stati» e a «promuovere il riconoscimento della Palestina quale stato democratico e sovrano entro i confini del 1967» Posizione che francamente mi appare un po’ tortuosa e pilatesca.
Tra l’altro vale la pena di ricordare che 138 dei 193 stati membri delle Nazioni Unite (ovvero il 71,5%) hanno riconosciuto lo Stato della Palestina e che molti dei paesi che non lo riconoscono riconoscono tuttavia l’OLP come “rappresentante del popolo palestinese”. Non sarebbe un modo concreto di procedere verso una soluzione definitiva ….bella domanda no?
(VALTER GALAVOTTI)
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