C’era una volta l’osteria, coi suoi personaggi e le sue macchiette; quei protagonisti dell’Imola di una volta. L’Imola che non c’è più, luogo scomparso che tanto ci manca. Quell’Imola narrata attraverso disegni, fra palazzi e osterie, che nascevano dalla geniale mano di Celso Anderlini. Un talento invisibile scovato dall’occhio di Valter Galavotti. Una biografia, quella del disegnatore, che non corrisponde alla tradizionale immagine dell’artista come ce lo immaginiamo. Galavotti lo definisce un “modesto travet di Pronvincia”. Fu impiegato per tutta la sua vita, l’imolese Anderlini, presso gli uffici di stato civile del nostro Comune di Imola.
Tipo riservato e schivo che mai si è esposto, a parte qualche fugace comparsa in alcune mostre collettive amatoriali. Gli imolesi di una certà età lo ricordano prevalentemente per aver illustrato, a cavallo dei primi anni ’60, qualche calendario della Cassa di Risparmio, oltre che un libro con le sue illustrazioni.


L’OMAGGIO POSTUMO
Una mostra su Anderlini venne organizzata da Valter Galavotti, diversi anni dopo la sua morte. Un degno omaggio a chi, in silenzio e per anni, aveva lasciato 103 taccuini con 3400 immagini, 240 disegni a china e pastello: il fotografo Giampaolo Dall’Olio ha permesso di riprodurre questo vastissimo materiale.


PER OSTERIE
Nel tessuto sociale e urbanistico dell’Imola di un tempo, le osterie hanno rappresentato molto. E Anderlini conosceva bene questo ambiente perchè frequentava osterie che ispirarono alcuni cicli di disegni: i suoi “ritrattini”. La Centrale di Via Emilia, E Parlamintè di Via Mameli e Pippo d’la Culazona nell’anglo tra Via Appia e Via Valeriani.
Dedicò a questo ambiente un variopinto campionario dei suoi avventori: artigiani, contadini, commercianti, operai e professionisti, artisti e studenti.

Anderlini riusciva a ritrarre una persona rappresentandola nelle sue peculiarità fisionomiche e sopratutto psicologiche: una dote naturale e istintiva. Un dono. “I suoi ritratti non sono mai freddi e puramente descrittivi come i monumenti e i paesaggi ma negli occhi e nella postura c’è sempre che ci comunica la natura di quella persona” rammenta Galavotti – “le sue non sono vere e proprie caricature, qualche volta le accenna, le abbozza, ma raramente deforma i volti e i corpi fino a renderli grotteschi e surreali. Generalmente si limita ad accentuare alcune caratteristiche sempre per svelare psicologicamete il personaggio. Non c’è però mai malevolezza, disprezzo o svilimento nei suoi ritratti. Al massimo una leggera ironia e empatia di fondo”.


SCORCI DI IMOLA
Anderlini riprendeva scorci di Imola: monumenti rimasti a documento del loro trascorso importante, angoli sacrificati alla nuova edilizia, vicoli deserti in apnea che lasciavano intuire la vita pulsante dietro le imposte di legno accostate. Spaccati e profili urbani rimasti a illustrare i mesi nei vecchi calendari della Cassa di Risparmio di Imola.

(continua)

testi da “FRA PALAZZI E OSTERI” V.Galavotti e G.Dall’Olio