Imola. Non è la prima volta e non sarà certo l’ultima che pazienti infermi dimessi dall’ospedale necessitino di essere riaccompagnati presso il proprio domicilio. Per questo motivo, le associazioni di volontariato del nostro territorio hanno sempre svolto questo importante servizio di “navetta”, dietro naturalmente un contributo che può variare dai 30 ai 40 euro.

Quanto successo al signor Arturo Grandi, 93enne originario di Ozzano Emilia, ma da tempo residente nel quartiere Marconi, ha dell’incredibile. L’anziano, disabile al 100%, è stato portato in ambulanza al Pronto Soccorso venerdì scorso, per un sospetto infarto. Giunto nel nosocomio di Via Montericco alle 22.00 di venerdì sera, è uscito alle 8.00 del mattino, dopo una notte passata al Pronto Soccorso. All’uscita, dopo che il nipote, Francesco Grandi, ha tentato di contattare varie associazioni che potevano trasportare l’anziano zio a casa, ha scoperto con grande disappunto che nessun “taxi sanitario” era disponibile. Le ragioni sono molteplici: scarsità di uomini e mezzi. Senza contare che i servizi per le dimissioni di pazienti non sono fruibili nelle ore notturne e quindi occorre obbligatoriamente attendere fino al mattino.
Soltanto la pubblica assistenza Paolina, unica disponibile, è riuscita a giungere in Pronto Soccorso alle 14.00, mettendo così fine all’odissea del signor Grandi, dopo sei infinite ore di attesa.
Dal momento che in futuro vedrà la luce la cosiddetta nuova Casa della Salute, nel frattempo già ribattezzata (ancor prima di nascere) “Casa delle Comunità”, potrebbe essere l’occasione per pensare ad ospitare un presidio di associazioni, che accolgano un centro per il coordinamento al fine di rendere questo servizio una certezza; cosa di cui anche l’Ausl potrebbe farsi carico, agevolando le dimissioni dei fruitori dell’ospedale, non in grado di essere riaccompagnati a casa da terzi.