I conti del Comune non sono così a posto come vorrebbero far credere e la Corte dei Conti tira le orecchie al Comune su varie questioni:

l’enorme entità dei debiti fuori bilancio, che sono una anomalia perché una Amministrazione attenta non dovrebbe avere dei debiti di cui non ha previsto (e prudenzialmente accantonato) le somme necessarie a coprirli. I debiti fuori bilancio sono quelli contratti senza che l’ente ne avesse programmato una specifica copertura finanziaria: sono un’obbligazione verso terzi per il pagamento di una determinata somma di denaro che grava sull’ente, assunta in violazione delle norme giuscontabili che regolano i procedimenti di spesa degli enti locali. Qualsiasi tipologia di debito fuori bilancio è una sopravvenienza passiva, carente a monte di impegno contabile: comporta una spesa che non ha specifica previsione nel bilancio dell’esercizio in cui si manifesta e che si concretizza all’esterno. Tali debiti impattano sul bilancio con effetti disastrosi in termini di pesanti squilibri finanziari da ripristinare. in sintesi essi costituiscono un pericoloso fenomeno di ‘indebitamento sommerso’, poiché ogni obbligazione pecuniaria è valida giuridicamente ma non regolarizzata in contabilità. Il Comune di Imola ne ha per ben 100.000 euro.

Ma dalla delibera emergono anche altre problematiche e carenze fra le quali una certa “faciloneria” nell’attribuire indennità ad personam (pag. 12 delibera). Ci piacerebbe sapere come il Comune si sia giustificato con gli ispettori del Ministero che le hanno rilevate… rimane comunque la sensazione di una gestione “allegra” nella attribuzione degli incarichi.

A ciò si aggiungono criticità nella riscossione dei crediti che non è affatto efficiente ed efficace, perché significa che l’Amministrazione non sta facendo nulla per prevenire l’accumularsi di questi crediti.

E non ultima la preoccupazione manifestata dalla Corte ma da noi da sempre evidenziata in sede di approvazione dei bilanci e dei rendiconti, ovvero l’affidarsi eccessivamente ai dividendi del Con.Ami. Cosa accadrà se quei dividendi diminuiranno? Le conseguenze sul già precario stato del bilancio comunale sono ben immaginabili.

Non è un caso infatti che la Corte metta ben in guardia il Comune a non “crogiolarsi” sulle elargizioni una tantum che sono arrivate da Roma perché le sfide da affrontare (conseguenze della pandemia e caro energia) sono tali da richiedere ad una Amministrazione attenta di mettere in campo strumenti di maggior tutela dei conti e gli equilibri del bilancio (pag. 20).

Noi non possiamo che unirci a questa autorevole voce e sollecitare il Comune ad essere meno “spendaccione” e più oculato, perché sono tempi da formica non da cicala, come avvenuto nei due precedenti anni di mandato.

Carmen Cappello                 

Marinella Vella