UNA RIFLESSIONE PER UNA RIQUALIFICAZIONE”
Il futuro del Monumento a Chico Mendes


Dietro alla curva della Rivazza, nel parco adiacente al Fiume Santerno, campeggia un caratteristico monumento, ormai in stato di abbandono. Venne progettato da Giovanni Bellettini nel 1990 e simboleggia alcuni alberi incendiati e spezzati, metafora struggente delle battaglie di Mendes. Il manufatto è ormai pericolante, e per questo è stato frettolosamente transennato. L’opera meriterebbe un restauro, magari con il sostegno di associazioni ambientaliste che potrebbero prendersene cura, con l’aiuto del Comune di Imola.
L’Altra Imola si fa portavoce di questa idea, mettendosi a disposizione nell’organizzazione e nel reperimento dei fondi per il suo restauro. Alla luce anche dell’arrivo sul Santerno del Circus della Formula 1, questo monumento non può e non deve essere lasciato in queste condizioni.

Il Monumento a Mendes, Via Santerno, Imola.

Chico Mendes è stato un sindacalista brasiliano assassinato per le sue posizioni ambientaliste. Si batteva in favore della difesa della foresta amazzonica e degli Indios che la abitavano.
Pagò con la vita la sua battaglia: nel 1988, all’età di 44 anni, due rancheros lo aspettarono sotto casa, freddandolo con tre colpi di pistola.
Portò all’attenzione delle Nazioni Unite il problema del disastro ecologico in Amazzonia, ove si scoprì che dietro ai disboscamenti c’erano anche le lobby statunitensi, d’accordo con i possidenti terrieri. Mendes è stato Segretario generale del Sindacato dei lavoratori rurali di Brasileia, e successivamente tra i fondatori del sindacato Xaupuri. Già nei primi anni ottanta le sue denunce gli costarono caro: dopo diverse minacce di morte, tentarono anche di toglierselo di mezzo politicamente, accusandolo dell’omicidio del leader sindacale rivale, reato che non aveva mai commesso: si scoprì infatti che i colpevoli erano stati nient’altro che i possidenti terrieri sotto pressione dai sindacati.
Luis Sepulveda ha dedicato a Mendes il noto romanzo “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”.