Imola non ha dimenticato Marco Pantani, suo figlio d’adozione. Per questo, nel nostro piccolo, piccolissimo, ricorderemo il Pirata con una serie di iniziative, e di inchieste, per mantenere alti i riflettori sul caso del compianto corridore, di cui da pochi giorni è ricorso l’anniversario della scomparsa.
Abbiamo recuperato un’interessante, e inedita testimonianza di un suo fidato amico.


Marco l’ho conosciuto nel 2003″ – racconta un emozionato Franco Corsini, ristoratore cervese: siamo nell’ultimo periodo di vita del Pirata, di cui sappiamo poco, molto poco. Per questo le parole di Corsini, che nell’ultimo anno è stato molto vicino al grande Marco Pantani, assumono un importanza particolare – “Ebbi l’occasione di portarlo con me in Gargano, dove avevo un capanno da caccia.” Pantani ha in comune con Franco l’hobby della caccia e dunque, pensa che svagarsi, togliendosi dal “solito giro”, possa giovare alla sua condizione. Con loro ci sono altri amici:“Marco era da poco uscito dalla clinica. Non era messo benissimo, forse per via dell’astinenza”. spiega il ristoratore nell’inedita testimonianza. Siamo nell’estate del 2003, in quel periodo dell’anno la caccia era ancora chiusa, “quindi era solamente per stare con lui ed aiutarlo. O quantomeno, cercare di farlo, facendolo riposare un po’.
“Dopo tre o quattro giorni, una sera, gli dico, fuori in veranda…Sai , avevamo una bella montagna proprio davanti al casotto. Dai, Marco, gli dico, andiamo a fare quella montagna là in bicicletta.” Con sé, nel Gargano, Marco aveva portato la sua Bianchi, che i due amici si erano caricati in auto. Ma Pantani non aveva nessuna voglia di tornarci in sella “No no, io della bici non ne voglio sapere”– risponde categorico il pirata, all’invito dell’amico: Corsini capisce la situazione, ma non si arrende – “Senti, domattina ti preparo la colazione, verso le 6.30, poi, se ne hai voglia andiamo, se non ne hai voglia stiamo qui”.



“Alle dieci e mezzo dell’indomani mattina, mi capita di andare in camera di Marco e lo vedo mentre si veste da ciclista. Con euforia vado di là, dio bono ragazzi si sta vestendo, si sta mettendo il body! Dai, dai, prepara la bici!” Marco, Franco e gli altri amici, caricano le bici in auto, Pantani viene fuori: “Con noi c’era anche un amico cicloamatore” lui poverino, fa tre chilometri poi se ne ritorna indietro- “Marco andava via ai 42/43 kmh” dice “dove vuoi che vada io.” spiega uno degli amici – “Andate avanti voi che io me ne ritorno indietro”.

Intanto, in quel pezzo trafficato di strada, transitavano tutte le auto di quelli che andavano in ferie nel Gargano.” C’è Pantani, sta arrivando Pantani” Si attiva un rapido tam-tam. Sempre più auto seguono il Pirata. Corsini si commuove raccontando “Questa è stata una scena un po’ toccante, purtroppo, anche oggi…c’ho un po’..Un po’…” (Corsini piange) “Arriviamo in un paesino….Passato il paese, dopo otto,dieci chilometri, il tam-tam era stato tale che sulla strada sembrava che passasse una tappa del giro d’Italia.”
Gente da tutte le parti “Prendemmo una salita, subito dopo Torre Mileto, e decine di motorini dietro Pantani, ragazzini, macchine, clacson che suonavano. Stavano diventando matti.” Il coro dei passanti non si ferma “Marco, Marco, Marco” Corsini non riesce a parlare per trenta chilometri, mentre segue il Pirata “perché non ci veniva da parlare dall’emozione, è stata la scena piu toccante della mia vita” Pantani si avvicina al finestrino dell’amico, che lo segue in auto “Oh, hai visto, mi riconoscono ancora anche qua…Mi viene da piangere perchè sono ricordi troppo grossi..Era come un figlio per me Marco”.