É stato un Consiglio Comunale ricco di interventi, quello di ieri, giovedì 9 dicembre, in occasione dei 25 anni dalla chiusura del manicomio dell’Osservanza.

La seduta straordinaria, voluta dalla Presidenza del Consiglio Comunale proprio per ricordare il lungo processo che ha portato alla chiusura dell’Osservanza in favore delle comunità, ha avuto tra i suoi ospiti tutti i protagonisti dell’epoca, che vissero quel momento storico. Ma anche i profili istituzionali attuali, come Il Sindaco di Imola Marco Panieri, il Direttore Generale AUSL Imola Rossi: intervenuto per l’occasione anche l’assessore alla Sanità della Regione Emilia Romagna Raffaele Donini. E i consiglieri comunali tutti che hanno partecipato con coinvolgimento alla seduta, con interventi e riflessioni.

La chiusura dei manicomi a Imola: un processo graduale durato quasi vent’anni che ha visto tuttavia la città e le istituzioni locali fare scuola in tutto il paese, anticipando e sperimentando quel nuovo modo di convivenza lontano dalle sbarre, dove gli ospiti , fino a poco prima “pazienti”, che diventavano talvolta soci stessi della comunità dove alloggiavano.

Particolarmente interessanti gli interventi di Raffaello De Brasi, all’epoca Sindaco di Imola, che seguì l’evoluzione del “progetto Valerio”, ossia il processo di chiusura dell’Osservanza guidato dal Dott. Ernesto Venturini, incaricato a fine anni ottanta dall’Ausl di Imola e dal Comune per questa “mission”.
De Brasi ha voluto ricordare anche Cà del Vento – dunque facendo riferimento anche all’attualità – e l’esperienza di questa importante comunità, ultimo baluardo degli alloggi per la salute mentale presenti nell’ex complesso manicomiale dell’Osservanza:

Se scattassimo una fotografia dopo 25 anni dalla chiusura degli ospedali psichiatrici cosa vedremmo? Riconosceremmo sicuramente alcune persone. Ma sono pochissime attualmente. A Cà del vento soltanto due
(provenienti dall’Osservanza,ndr). Ma ci sono anche nuovi ospiti. E per quanto riguarda queste strutture è andato in atto un processo di umanizzazione. Ma non si è stati capaci di cancellare i segni di quella segregazione che cosi brutalmente li aveva colpiti. Ma questo superamento è stato positivo. Dunque, a queste persone si sono aggiunti nuovi ospiti, che per quanto riguarda Cà del Vento, saranno trasferiti a Borgo Tossignano, mi dicono. Per lavori inderogabili alla struttura attuale. E viene ovviamente in mente la domanda se torneranno nell’ex complesso dell’osservanza. Il Sindaco Panieri sia pubblicamente che in un colloqui personale, e lo dico perché c’è stata anche la presa di posizione pubblica, impegnato a farlo, riconoscendo anche l’alto valore simbolico di questa scelta.”


LA FESTA DI CHIUSURA DEL MANICOMIO DELL’OSSERVANZA : 1996

Sono intervenuti anche gli esponenti delle Comunitá più importanti nate dopo la chiusura dei manicomi, come Marta Manuelli (Cá del Vento) e Patrizia Turci di Coop Tragitti. Hanno preso la parola anche Luca Dal Pozzo, leader di Solco, Tattini (Seacoop) , per realtà naturalmente molto note e importanti, che hanno tutte convenzioni con il Comune e Ausl per quanto riguarda la salute mentale.

Infine è stato il turno delle Associazioni impegnate nel campo della salute mentale: Luisa Cimatti (E Pàs e Temp) Valter Galavotti (URASAM).

Particolarmente sentito il ricordo dell’ex Assessore alla Cultura Galavotti su Quinto Casadio:

“Voglio ricordare quel direttore didattico che si chiamava Quinto Casadio che è stato un grande amministratore di questa città. Con lui abbiamo fondato Università Aperta che è stata una grande invenzione. Quinto Casadio ha fatto lavorare le sue classi per un anno coi “matti”. Quei matti che facevano ancora paura, in quegli anni. Lo fece senza avere paura. Contro le inevitabili proteste dei genitori. E ha corso dei rischi. Ve lo immaginate cosa sarebbe successo se una matto avesse aggredito un bambino? Ma bisogna correre dei rischi ogni tanto, altrimenti stiamo davanti alla televisione o a fare la maglia”

Galavotti ha poi toccato anche la dolorosa vicenda della morte di Ateo Cardelli, avvenuta nel 2000 presso la comunità Albatros la cui sentenza fece scuola nel mondo della psichiatria:

“Ha fatto bene prima Andrea Rossi a ricordare il famoso processo per la morte di Ateo Cardelli per cui fu condannato uno psichiatra. È una sentenza che è nota in tutta Italia, tutti gli psichiatri e molti medici la conoscono. Diceva, tu hai fatto una riduzione dei farmaci e quel paziente ha accoltellato qualcuno. Io ti condanno, per omicidio colposo. Da li un’intera categoria, prima di fare una riduzione dei farmaci ci ha pensato dieci volte.”