Ritornare a teatro, ritornare a sognare

Quando, a inizio ottobre, è arrivata la conferma del ripristino della massima capienza per i teatri e i luoghi dello spettacolo dal vivo, la macchina organizzativa del Teatro Stignani si è subito messa in moto per pianificare, in tempi record, una nuova stagione di prosa. Otto spettacoli che mai come stavolta sono stati scelti e programmati con entusiasmo e partecipazione, sull’onda del desiderio di tornare al lavoro per offrire a tutta la cittadinanza momenti di intrattenimento di alta qualità. Godere dell’incanto del Teatro come stimolo alla rinascita, attraverso l’evasione e il divertimento ma anche attraverso la riflessione e le suggestioni che i grandi testi drammatici ci offrono. Don Chisciotte, immagine simbolo di questa nuova Stagione di Prosa, ci invita a sfidare il futuro con coraggio e un pizzico di lucida follia.

Ed è con questo slancio che il Teatro Stignani presenta alla Città di Imola la nuova Stagione di Prosa 2021/2022. A partire dal 4 gennaio tornano i grandi testi, le eccelse prove d’attore e le emozioni da toccare dal vivo, nella meravigliosa cornice della sala grande.




Un cartellone di otto spettacoli

dal 4 gennaio al 18 settembre 2022

Per la prima volta l’arco temporale della stagione si dilata e arriva fino alla fine dell’estate, per ridurre la concentrazione dei titoli nel primo semestre. L’ottavo spettacolo sarà infatti in scena dal 14 al 18 settembre 2022.

Di seguito la presentazione dei titoli in cartellone:

Debutto di Stagione

dal 4 al 9 gennaio 2022

Re Lear

di William Shakespeare

con Glauco Mauri e Roberto Sturno

regia Andrea Baracco

La stagione dello Stignani inaugura nel segno del grande Teatro: Re Lear, un grande dramma shakespeariano affidato alla maestria di Glauco Mauri e Roberto Sturno. Secondo il regista Andrea Baracco, Re Lear è una storia di “padri indegni che hanno generato figli inetti, con le madri assenti, estromesse dal dramma; parafrasando Amleto, qui la fragilità è tutta e solo maschile. Nessuno dei personaggi è in grado di regnare, di assumersi l’onere del potere, nessuno sembra avere la statura adatta, nessuna testa ha la dimensione giusta per la corona, chi per eccesso, vedi Lear, chi per difetto, vedi tutti gli altri. Solo giganti o nani in questo universo dipinto da Shakespeare.” La vicenda narra dell’anziano re di Britannia Lear, che decide di abdicare al trono e di dividere il proprio regno tra le sue tre figlie, in proporzione, però, all’amore che le figlie sapranno dimostrargli. Goneril e Regan, le figlie maggiori sposate rispettivamente ad Albany e Cornwall, gli giurano un immenso affetto, ma mentono. Cordelia, invece, la figlia minore e la preferita di Lear, si rifiuta di partecipare alla gara e, rimasta in silenzio, si giustifica dicendo che non trova le parole per esprimere l’amore per il padre…      I tormenti di Lear, di Gloucester, i turbamenti di Edgar, i desideri di Edmund, i tremori e i terrori delle tre figlie del Re, attraggono da sempre perché la complessità e in alcuni casi la violenza che produce il conflitto generazionale è per forza di cose universale. Questa tragedia è una delle più nere e per certi versi enigmatiche tra quelle del Bardo, ma sotto quel nero sembra splendere qualcosa di incredibilmente luminoso e proprio questa luce sepolta dall’ombra la rende così affascinante.

dal 19 al 23 gennaio
Riccardo 3 – L’avversario
di Francesco Niccolini
con Enzo Vetrano, Stefano Randisi e Giovanni Moschella
regia Enzo Vetrano e Stefano Randisi

Il secondo appuntamento nel calendario di Stagione è un dramma liberamente ispirato al Riccardo III di William Shakespeare e ai crimini di Jean-Claude Romand. Enzo Vetrano è Riccardo. Stefano Randisi è Lady Anna, ma è anche un sicario, Giorgio di Clarence, Buckingham, Edoardo e Richmond. Giovanni Moschella è tutti gli altri personaggi: un altro sicario, Hastings, Elisabetta, il principino, Margherita, il sindaco di Londra, Stanley. Pochi attori e molti forse. In questa messa in scena i forse sono più delle certezze. Quando lo spettacolo inizia, Enzo si sveglia da un lungo sonno iniziato prima dell’ingresso del pubblico. È seduto su quello che dovrebbe essere un trono. Ma intorno tutto è bianco e verde acido, ricorda molto da vicino la stanza di un ospedale psichiatrico. Peggio: un manicomio criminale. O forse il manicomio è dentro la testa di Enzo. Due uomini parlano sottovoce. Forse sono dei sicari. Forse… O forse sono due incubi venuti per tormentare Riccardo. O Enzo. Il dramma ha inizio: la corona passa da una testa a un’altra, la ghigliottina si abbatte feroce, le campane suonano a festa o a morto, mentre un corvo si aggira, come se quel luogo gli appartenesse. Un luogo pieno di spettri e fantasmi. Mentre rivive la vicenda di Riccardo di Gloucester – il malvagio più malvagio ma al tempo stesso più terribilmente simpatico mai creato dal genio umano – e dei suoi omicidi seriali, di tanto in tanto, la vita ospedaliera si mescola alla finzione. Da fuori si sentono tuoni e fulmini, ci sono inattesi silenzi, una cartella clinica da leggere, aggiornare o firmare. E soprattutto, c’è un’iniezione che incombe, come una spada di Damocle. O piuttosto di Richmond, in questo caso. Parafrasando Amleto, tutto il mondo non è solo una prigione, ma un manicomio. E la via d’uscita, una sola.

dal 9 al 13 febbraio

Mine vaganti

uno spettacolo di

Ferzan Özpetek

con Francesco Pannofino, Iaia Forte, Simona Marchini

Protagonista della vicenda nel terzo spettacolo è la famiglia Cantone, proprietaria di un grosso pastificio, con le sue radicate tradizioni culturali alto borghesi e un padre desideroso di lasciare in eredità la direzione dell’azienda ai due figli. Tutto precipita quando uno dei due si dichiara omosessuale, battendo sul tempo il minore tornato da Roma proprio per aprirsi ai suoi cari e vivere nella verità… Ferzan Ozpetek firma la sua prima regia teatrale mettendo in scena l’adattamento di uno dei suoi capolavori cinematografici. Proprio sulla trasposizione si interroga il regista: “Come trasporto i sentimenti, i momenti malinconici, le risate sul palcoscenico?

Questa è stata la prima domanda che mi sono posto, e che mi ha portato un po’ di ansia, quando ha cominciato a prendere corpo l’ipotesi di teatralizzare Mine vaganti. La prima volta che raccontai la storia al produttore cinematografico Domenico Procacci, lui rimase molto colpito aggiungendo entusiasta che sarebbe potuta diventare anche un ottimo testo teatrale. Oggi, dietro invito di Marco Balsamo, quella prospettiva si realizza con un cast corale e un impianto che lascia intatto lo spirito della pellicola. Ho optato per un ritmo continuo, che non si ferma anche durante il cambio delle scene e non lascia spazio alla noia. Merito di Luigi Ferrigno che si è inventato un gioco di movimenti con i tendaggi, delle luci di Pasquale Mari e dei costumi di Alessandro Lai, colorati e sgargianti. Una commedia dove lo spettatore è parte integrante della messa in scena e interagisce con gli attori, che spesso recitano in platea come se fossero nella piazza del paese. La piazza/pubblico è il cuore pulsante che scandisce i battiti della pièce.”

dal 1 al 6 marzo

Don Chisciotte
liberamente ispirato al romanzo di Miguel de Cervantes Saavedra

con Alessio Boni, Serra Yilmaz

e con Marcello Prayer

regia Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer

Un gradito ritorno allo Stignani è quello di Alessio Boni – qui nella tripla veste di attore, regista e drammaturgo – che indossa i panni di Don Chisciotte, mentre in quelli del suo fidato compagno di viaggio e scudiero, Sancho Panza, troviamo l’attrice turca Serra Yilmaz, volto celebre e molto amato di tante pellicole di Ferzan Ozpetek. Don Alonso Quijano è un hidalgo, cioè un nobile, che vive nella regione spagnola della Mancia ed è un accanito lettore di romanzi cavallereschi. Il suo amore per queste narrazioni è tanto grande che non riesce più a distinguere la realtà dalle storie che legge e si convince un giorno di essere lui stesso uno dei cavalieri protagonisti di quelle avventure letterarie. Parte allora con il suo ronzino, un cavalluccio di poco conto chiamato eloquentemente Ronzinante, dandosi il nome di Don Chisciotte della Mancia, e decide di affrontare mille imprese e pericoli in nome della sua amata Dulcinea del Toboso…  “Chi è pazzo? – si chiede Alessio Boni – Chi è normale? Forse chi vive nella sua lucida follia riesce ancora a compiere atti eroici. Di più: forse ci vuole una qualche forma di follia, ancor più che il coraggio, per compiere atti eroici. La lucida follia è quella che ti permette di sospendere, per un eterno istante, il senso del limite: quel “so che dobbiamo morire” che spoglia di senso il quotidiano umano, ma che solo ci rende umani. L’animale non sa che dovrà morire: in ogni istante è o vita o morte. L’uomo lo sa ed è, in ogni istante, vita e morte insieme. Emblematico in questo è Amleto, coevo di Don Chisciotte, che si chiede: chi vorrebbe faticare, soffrire, lavorare indegnamente, assistere all’insolenza dei potenti, alle premiazioni degli indegni sui meritevoli, se tanto la fine è morire? Don Chisciotte va oltre: trascende questa consapevolezza e combatte per un ideale etico, eroico. Un ideale che arricchisce di valore ogni gesto quotidiano. E che, involontariamente, l’ha reso immortale.”

dall’16 al 20 marzo

Il silenzio grande

di Maurizio De Giovanni

con Massimiliano Gallo, Stefania Rocca

uno spettacolo di Alessandro Gassmann

Quinto appuntamento con Il silenzio grande, una commedia del celebre giallista Maurizio De Giovanni, autore di tanti romanzi di successo, dalla serie de Il Commissario Ricciardi fino ai I bastardi di Pizzofalcone, ed ora per la prima volta autore di un’inedita commedia in due atti. È il regista Alessandro Gassman a descriverci questo spettacolo: “L’incontro con Maurizio De Giovanni è stato nella mia carriera portatore di novità importanti e di progetti che mi hanno appassionato. Quando in una pausa a pranzo con Maurizio parlammo de Il silenzio grande vidi l’idea nascere lì in pochi minuti. Ebbi subito la sensazione che, nelle sue mani, un tema importante come quello dei rapporti familiari, del tempo che scorre, del luogo dove le nostre vite scorrono e mutano negli anni, ovvero la casa, avrebbe avuto una evoluzione emozionante e sorprendente. Immagino uno spettacolo dove le verità che i protagonisti si dicono, a volte si urlano o si sussurrano, possano farvi riconoscere; dove, come sempre accade anche nei momenti più drammatici, possano esplodere risate, divertimento, insomma la vita. Questa storia ha poi al suo interno grandissime sorprese, misteri che solo un grande scrittore di gialli come Maurizio De Giovanni avrebbe saputo maneggiare con questa abilità e che la rendono davvero un piccolo classico contemporaneo. Per rendere al meglio il teatro necessita di attori che aderiscano in modo moderno ai personaggi e penso che Massimiliano Gallo, con il quale ho condiviso set e avventure cinematografiche, sia oggi uno degli attori italiani più efficaci e completi. Sarà per me una grande gioia dirigerlo in un personaggio per lui ideale.” Accanto allo strepitoso Massimiliano Gallo, interprete anche della versione cinematografica de Il silenzio grande, troviamo due prime donne come Stefania Rocca e Antonella Morea, cui si affiancano Paola Senatore e Jacopo Sorbini.   

dal 6 al 10 aprile

Manola

di Margaret Mazzantini

con Nancy Brilli e Chiara Noschese

regia Leo Muscato

Una storia tutta al femminile per il sesto titolo in cartellone: Manola. Due sorelle gemelle in contrasto tra loro, come due pianeti opposti nello stesso emisfero emotivo. Anemone, sensuale e irriverente, che aderisce ad ogni dettaglio della vita con vigoroso entusiasmo, e il suo opposto Ortensia, uccello notturno, irsuta e rabbiosa creatura in cerca di una perenne rivincita. Le due per un gioco scenico si rivolgono alla stessa terapeuta dell’occulto e svuotano il serbatoio di un amore solido come l’odio. In questo testo di Margaret Mazzantini la Manola del titolo, perennemente invocata dalle due sorelle, interlocutore mitico e invisibile, non è altro che la quarta parete teatrale sfondata dal fiume di parole che Anemone e Ortensia rivolgono alla loro squinternata coscienza. Una maratona impudica e commovente, che svela l’intimità femminile in tutte le sue scaglie. Come serpenti storditi le due finiranno per fare la muta e infilarsi nella pelle dell’altra, sbagliando per l’ennesima volta tutto quanto. Un testo sfrenato come questo richiede due interpreti formidabili come Nancy Brilli e Chiara Noschese, capaci di sostenere una prova circense senza rete, ma che invoca l’umano in ogni sua singola cellula teatrale.

Lo scambio continuo tra le due protagoniste ha la carica dirompente del carburante che si incendia e provoca fiamme teatrali ustionanti, sotto una grandinata di risate. Un equivoco perenne insegue Anemone e Ortensia e le condanna all’inadeguatezza dei loro ruoli esistenziali.

dal 27 aprile al 1 maggio

L’attimo fuggente

di Tom Schulman

con Ettore Bassi

regia Marco Iacomelli

Nel 1959 l’insegnate di letteratura John Keating viene trasferito al collegio maschile Welton. John è un professore molto diverso dai soliti insegnanti: vuole che i ragazzi acquisiscano i veri valori della vita, insegnando loro a vivere momento per momento, perché ogni secondo che passa è un secondo che non tornerà mai più.

L’attimo fuggente rappresenta ancora oggi, a trent’anni dal debutto cinematografico, una pietra miliare nell’esperienza di migliaia di persone in tutto il mondo. Portare sulla scena la storia dei giovani studenti della Welton Academy e del loro incontro con il professor Keating – qui interpretato da Ettore Bassi – significa dare nuova vita a questi legami rinnovando quell’esperienza in chi ha forte la memoria della pellicola cinematografica e facendola scoprire a quelle nuove generazioni che non la conoscono e che non sanno “che il potente spettacolo continua, e che tu puoi contribuire con un verso”. L’attimo fuggente è una storia d’amore. Amore per la poesia, per il libero pensiero, per la vita. Tom Schulman ha scritto una straordinaria storia di legami, di relazioni e di incontri che cambiano gli uomini nel profondo. “Ettore Bassi ha scelto di percorrere la propria strada nella costruzione del personaggio di John Keating sul palcoscenico, e il suo percorso sta dando i suoi frutti: l’attore ha l’intuito di catturare l’attenzione dei giovani colleghi sul palco e del pubblico in sala, utilizzando un approccio interpretativo e prossemico dai toni leggeri, ma non invadente, che richiama la maieutica socratica.” Roberto Mazzone

dal 14 al 18 settembre

Un’ultima cosa

di e con Concita De Gregorio

musica live Erica Mou

regia Teresa Ludovico

Conclude la stagione uno spettacolo sul femminile e la sua potenza di fuoco. La sua bellezza, la sua forza, la sua luce. Questo e molto altro è Un’ultima cosa. Cinque invettive, sette donne e un funerale, con cinque donne al centro della storia – Dora Maar, Amelia Rosselli, Carol Rama, Maria Lai e Lisetta Carmi – che prendono parola per l’ultima volta. E dicono di sé, senza diritto di replica, attraverso la voce di Concita De Gregorio. Accanto a lei, a far da controcanto ai racconti, le ninne nanne e i canti interpretati dal vivo dalla cantautrice pugliese Erica Mou, voce pura e arcaica sempre più apprezzata nella scena musicale italiana degli ultimi anni.

Commenta l’autrice e interprete del testo, Concita De Gregorio: “Mi sono appassionata alle parole e alle opere di alcune figure luminose del Novecento. Donne spesso rimaste in ombra o all’ombra di qualcuno. Ho studiato il loro lessico sino a “sentire” la loro voce, quasi che le avessi di fronte e potessi parlare con loro. Ho avuto infine desiderio di rendere loro giustizia. Attraverso la scrittura, naturalmente, non conosco altro modo. Un testo scritto per il teatro che qui si propone in una sorta di prima lettura, prima di consegnarlo a chi vorrà incarnarlo: una ‘interpretazione d’autore’. La galleria delle orazioni si apre con quella di Dora Maar, la donna che piange dei quadri di Picasso, che mi accompagna sin da bambina. Poi sono venute Amelia Rosselli, poeta della mia adolescenza. Carol Rama e la sua ossessione artistica per il sesso motore di vita, l’anticonformista che mi ha accompagnata nella giovane età adulta. Maria Lai che ha ricamato libri e tenuto insieme, coi suoi fili dorati, persone, paesi e montagne: la maturità. Infine, Lisetta Carmi, che – unica vivente – mi ha aperto le porte di casa sua e reso privilegio della sua compagnia, delle sue parole, della sua saggezza. A queste cinque donne è dedicata un’orazione funebre, immaginando che siano loro stesse a parlare ai propri funerali per raccontare chi sono e chi sono sempre state.  Invettive, perché le parole e le intenzioni sono veementi e risarcitorie. Ho usato per comporre i testi soltanto le loro parole – parole che hanno effettivamente pronunciato o scritto in vita – e in qualche raro caso parole che altri, chi le ha amate o odiate, hanno scritto di loro.”

LO STIGNANI E IL SUO PUBBLICO:

un sodalizio costante, un affetto che si rinnova

La campagna abbonamenti 2019/2020 è stata caratterizzata da un successo di pubblico che ha confermato il trend positivo delle annate precedenti.

Il totale complessivo degli abbonati alla Stagione di prosa 2019/2020 è stato di 1851 abbonamenti, con un aumento di 12 tessere rispetto alla stagione precedente. L’incasso complessivo per la campagna abbonamenti è stato di 318.000 euro. Si tratta di una tendenza positiva che continua nel tempo e testimonia un interesse costante nei confronti della nostra offerta.

Un dato da apprezzare è la crescita di interesse da parte del pubblico under 20 e under 30: un segno evidente che lo spettacolo dal vivo a Imola è sempre più attraente per le giovani generazioni.

IL TEATRO È UN LUOGO SICURO

La sicurezza degli spettatori è fondamentale per poter continuare a operare al massimo delle nostre potenzialità. Per questo motivo il Teatro Stignani applica protocolli di sicurezza in linea con le vigenti normative in materia di prevenzione e contenimento dei contagi.

Per l’accesso al teatro occorre osservare le seguenti norme:

  • all’ingresso gli spettatori dovranno esibire il proprio Green Pass;
  • per tutta la permanenza all’interno del teatro sarà obbligatorio indossare la mascherina chirurgica di tipo certificato o FFP2 (no mascherine di comunità o autoprodotte).

Per informazioni:

direzione, uffici, biglietteria e teatro Stignani

Via Verdi, 1/3

40026 Imola (BO)

tel. 0542 602600

fax 0542 602626