“Tanto rumore per niente: la propaganda della giunta regionale Pd sul protocollo d’intesa Regione-Guardia di Finanzia, finalizzato a verificare l’eventuale possesso di abitazioni, in Italia e all’estero, dei cittadini assegnatari di case popolari, si è rivelato un flop: dal 2018 ad oggi sono stati effettuati 564 controlli (296 per Comune di Bologna, 44 nel Circondario imolese e 224 nel resto della provincia) ed appena 4 sono state le segnalazioni che, in attuazione del protocollo, sono state inoltrate alla Guardia di Finanza affinché verificasse eventuali incongruenze fra il reddito denunciato e le auto o i veicoli posseduti dagli affittuari”.
Lo denuncia il consigliere regionale della Lega, Daniele Marchetti, che ricorda come, nel maggio del 2018 alcuni consiglieri della Lega avevano chiesto alla Regione “di rendere obbligatoria per tutti i cittadini stranieri, all’atto dell’inoltro della domanda per l’assegnazione di un alloggio Erp, la presentazione di una certificazione rilasciata dalla competente autorità del paese di origine, tradotta e autenticata dall’autorità consolare italiana, che ne riportasse lo stato dei beni posseduti all’estero e quindi che attesti la reale situazione economica”.
A seguito di quella richiesta, venne siglato il protocollo d’intesa Regione-Guardia di Finanzia finalizzato a verificare l’eventuale possesso di abitazioni, in Italia e all’estero, dei cittadini assegnatari di case popolari. L’accordo, che coinvolge anche Anci e Acer, fu annunciato nel 2018 in Assemblea legislativa dalla vicepresidente Elisabetta Gualmini, intervenuta nell’ambito del dibattito sul nuovo requisito, introdotto dalla Giunta, per accedere agli alloggi Erp: non possedere alcun immobile, né in Italia né all’estero.
L’obiettivo dell’intesa era volta all’attivazione di procedure di controllo mirato sulle posizioni sostanziali reddituali e patrimoniali dei nuclei assegnatari di alloggi di edilizia residenziale pubblica, al fine di assicurare la destinazione del patrimonio di alloggi di erp a soggetti in reale stato di bisogno.
“A distanza di 3 anni, alla luce dei dati raccolti sulle segnalazioni alla Guardia di finanza, possiamo con certezza affermare che quello che da parte della Regione, attraverso le parole della Gualmini, doveva rappresentare come la panacea di tutti i mali, in realtà si è rivelato un nulla di fatto.
I controlli e gli accertamenti sulle autodichiarazioni relative ad eventuali immobili posseduti in altri Paesi non sono avvenuti. In altre parola, l’introduzione del Protocollo non ha sortito alcun effetto. Riteniamo pertanto che sia necessario rivedere le modalità dei controlli e obbligare Acer a dare i nominativi alla GdF in modo da permettere un vero e utile controllo incrociato” commenta Marchetti.
“Nel caso fosse impossibile avere certezza di immobili posseduti all’estero, vale ancora la proposta della Lega che obbliga coloro che richiedono l’assegnazione di un alloggio popolare a comprovare con documenti certificati che non possiedono immobili nei loro Paesi di provenienza” conclude.