GUERRA IN MEDIO ORIENTE: COBAS IMOLA-FAENZA CHIEDE PAROLE DI CONDANNA DEL CIRCONDARIO IMOLESE ANCHE PER IL GENOCIDIO “MASCHERATO DA DIRITTO DI DIFESA” PERPETRATO AI DANNI DEL POPOLO PALESTINESE.



Davanti all’orrore in Palestina che si ripete e moltiplica lasciandoci atterriti testimoni di un
genocidio mascherato da diritto di difesa, non dimentichiamo le dichiarazioni della più alta
carica del Circondario, che nell’esprimere la doverosa solidarietà per le vittime dell’attacco
terroristico di Hamas, si è spinto ad affermare che
“siamo e saremo al fianco di Israele e
che questo significa difendere le nostre libertà, le nostre democrazie e i nostri valori di
civiltà”.

Chi ha emesso questo comunicato” – ricostruiscono i Cobas – “non deve dimenticare che rappresenta una comunità che non può certo approvare quanto sta avvenendo in modo più che barbarico e disumano, non è questa la libertà, non sono queste le democrazie che intendiamo sostenere, soprattutto se basate sulla sopraffazione, sulla segregazione o ora persino su genocidio.

I Cobas citano Amnesty Internetional che sostiene come “Attaccare volutamente civili e portare a termine attacchi
sproporzionati e indiscriminati che uccidono o feriscono civili sono crimini di guerra. Israele
ne ha commessi a ripetizione, impunemente, nelle precedenti guerre contro Gaza.”
Amnesty continua: “Le cause profonde di questi ripetuti cicli di violenza devono essere
affrontate con urgenza. Ciò significa rispettare il diritto internazionale e porre fine all’illegale
blocco israeliano nei confronti di Gaza, in vigore da 16 anni!”

Inoltre “apprendiamo che CASUALMENTE ci sono a pochi
chilometri dalla costa di Gaza enormi giacimenti di gas” –
segnalano – “certamente ininfluenti nella decisione di radere al suolo le abitazione e la vita di milioni di civili!

Peccato pure che le risoluzioni ONU PER il cessate il fuoco a oggi siano state bocciate per
ignobili cavilli” –
aggiungono – “Peccato che l’Italia sia stata vergognosa parte in commedia, peccato che alcuni politicanti non desiderino “urtare sensibilità” e vogliano mantenere equidistanza con un “rispettoso” silenzio, che sembra davvero quello dei sepolcri imbiancati, della solita gabbia “imolana” che recita convinta salamelecchi e inchini verso i potenti.

Chi tace è complice” – concludono – “e noi sappiamo chiaramente dove schierarci, urliamo tutto il nostro dolore e umana pietà per le vittime ma non ci sono dubbi su chi siano in questo momento gli oppressi e i perseguitatI: URLIAMO AD ALTA VOCE CHE TUTTO QUESTO DEVE
FINIRE SUBITO E SVENTOLIAMO LA BANDIERA DEL POPOLO PALESTINESE