“Non ci importa il colore politico della persone, a noi importa combattere sulle questioni umanitarie , la violenza dell’uomo sull’uomo. Patrick poteva scegliere qualsiasi città d’Europa che fornisse quel Master ma ha scelto Bologna: noi abbiamo scelto lui per farne questa battaglia. Ci abbiamo sempre creduto.”
Intervista ad Ambra Gallo di Station to Station, la Community che tra le prime si è attivata per la liberazione di Patrick Zaki. Realtà ideatrice, tra le altre cose, della proposta di conferire la Cittadinanza Italiana al ricercatore egiziano, quando era stato da poco incarcerato.
Station to Station nasce in Emilia-Romagna ed è attiva a Imola, Bologna, Rimini, Forlì, Piacenza, Pavia: “Ci siamo organizzati sul territorioin occasione della commemorazione in occasione dei 40 anni dalla Strage di Bologna il 2 agosto 2020. Fu un bell’evento che aveva coinvolto tutte le nostre province più attive come Bologna, Rimini,Pavia, Sassari, Roma e Milano.” – ripercorre la volontaria – “si sono unite molte persone creando una community per fare “memoria attiva”. La situazione di Patrick ci ha preso molto” – ammette l’attivista – “la storia di un ragazzo, per molti di noi un coetaneo, che viene a studiare in Italia, a Bologna, che è la nostra casa madre. E dopo un po di mesi torna dalla sua famiglia ma viene viene arrestato .”
IL RAPIMENTO
“Dopo 24 ore non si sa più nulla e si scopre che viene arrestato e incarcerato a Tora.” – rammenta l’esponente di Station to Station – “Prigione dove vengono arrestati i dissidenti. Abbiamo saputo quasi subito della cosa, essendo seguaci di Amnesty e tramite Mattia Santori siamo venuti a conoscenza di come stavano le cose.”
LA RACCOLTA FIRME
“Nasce così un collegamento con Amnesty International” – ripercorre Ambra Gallo– “Noi abbiamo pensato che fosse una bella petizione quella di Amnesty, ma ci serviva qualcosa che potesse garantire a Patrick una libertà definitiva, a cui appellarsi; abbiamo cercato ogni singolo cavillo e abbiamo trovato come si potesse concedere la cittadinanza per meriti speciali a chi ha fornito un servizio importante allo Stato. Abbiamo pensato alla cittadinanza effettiva da conferire a Patrick Zaki” – ammette – “è stata poi ripresa da LeU e M5S. E Presa in considerazione da tutte le sinistre. Una frase “abbiamo la tigna”, ci ha colpito” – rammenta – “come ci ha detto l’onorevole Filippo Sensi. Noi abbiamo fatto questa petizione che era solo nazionale ma Change.org l’ha diffuso a livello internazionale, raccogliendo circa 313.000 firme. Non ci credevamo neanche noi, rallentava va ma poi andava molto veloce, nel frattempo mettevamo in piedi eventi, come quello in Piazza Roma.”
313.000 FIRME PER ZAKI
“Abbiamo visto la petizione crescere, contattavamo giornalisti; certo è stato difficile, non siamo certo Amnesty e abbiamo faticato. Ma comunque è stato molto gratificante” – ricostruisce la volontaria – “Patrick è il simbolo di tanti Patrick, più di 6 mila persone rapite dal Governo, fatte sparire o rinchiuse in carceri di tortura. Lui è stato in una cella, a terra; e quando è stato male non gli sono state fornite le cure mediche. Implorò il suo avvocato, essendo asmatico. Era stato rinchiuso e nel periodo Covid ha rischiato la vita. Non gli facevano vedere famiglia e avvocato. Non ci sono le condizioni igieniche italiane.“
LA CITTADINANZA ONORARIA
“Ha ispirato molti comuni la cittadinanza onoraria italiana” – prosegue Ambra – “città come Roma, Bologna. Marino Antonelli, un nostro attivista, ha camminato da Brescia a Roma per portare la richiesta di cittadinanza fino al Parlamento, per accelerare le pratiche di conferimento della cittadinanza onoraria. L’abbiamo aiutato, portandogli vestiti o cibo, molti sono venuti a saperlo. Molte persone lo raggiungevano per voler camminare con lui. Ostelli che stavano sulla via degli Dei che gli hanno offerto ospitalità. “
UN BILANCIO
“Patrick non poteva essere giudicato innocente. Altrimenti il Pres.te Al Sisi non poteva uscirne pulito. E ne ha liberati due. Patrick e un altro attivista. Nessun altro è mai stato liberato. Eravamo preoccupati che non potesse lasciare l’Egitto.” – ammette l’esponente di Station to Station – “Ha rifiutato le passerelle di Stato, il supporto dell’ambasciatore .Lui ha detto che non prende il biglietto di libera uscita e si dimentica delle persone che stanno soffrendo, dicendo che è molto importante la libertà per Regeni e Chico Forti ad esempio. Ahmed Santawy è ancora in carcere ad esempio, solo perché conosceva Zaki. Patrick poteva scegliere qualsiasi città d’Europa che fornisse quel Master ma ha scelto Bologna: noi abbiamo scelto lui per farne questa battaglia. Ci abbiamo sempre creduto. Sicuramente stanno aumentando le richieste per la cittadinanza onoraria e possono sembrare simboliche ma sono di grande peso. Noi abbiamo sempre pensato che se avessimo smesso di fare rumore di Patrick non avremmo saputo piu nulla
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