Il ponte sullo stretto … di Carseggio.
La ricostruzione della travagliata vicenda che riguarda quest’opera da parte del Movimento 5 Stelle di Casaflumanese
Sono trascorsi ormai 9 anni da quando, nel settembre del 2014, una piena eccezionale del torrente Santerno danneggiò il ponte che permetteva il collegamento tra la località di Carseggio, nel comune di Casalfiumanese e la via Montanara, isolando di fatto gli abitanti di via Macerato.La spiegazione dei fatti, riattualizzati con le intense piogge di questi giorni, è lunga, ma quasi indispensabile per capire l’evoluzione della questione.
Come detto, nel 2014 ci fu una piena eccezionale del fiume Santerno, con il cedimento del ponte di collegamento tra via Macerato e la via che porta alla Strada Montanara.
Da lì a pochi giorni, si tenne un incontro dell’amministrazione di allora con l’ingegner Petri, allora responsabile del Servizio di Bacino Reno e gli abitanti coinvolti; l’ingegner Petri subito diede un parere negativo all’installazione di un nuovo ponte Bailey in sostituzione del precedente in quanto incolpò il relitto del vecchio ponte di aver danneggiato irrimediabilmente il ponte di Carseggio (questa “responsabilità” fu poi confutata da ulteriori sopralluoghi effettuati da esperti); il vecchio ponte Bailey costruito dagli alleati funzionò egregiamente per oltre 50 anni fin quando, a fronte di alcuni lavori di ristrutturazione da effettuare, nel 1985 venne abbandonato per fare un nuovo ponte in cemento. I rottami del vecchio ponte in disuso, mai rimossi, furono quelli che rovinarono addosso al ponte esistente.

L’OPZIONE DEL PONTE BAILEY E IL GUADO
La scelta fu quindi di escludere una soluzione Bailey, decidendo invece di allestire un guado (sommergibile da eventuali piene) per collegarsi con la via Montanara; inoltre fu allestita una strada alternativa, di difficile percorribilità, che collegava con la via Maddalena, da utilizzare in caso di impraticabilità del guado.
Il guado, dopo circa un anno, venne anche lui travolto e smantellato da un’altra piena (per fortuna senza danni a persone) e ne fu quindi realizzato un altro più basso di livello, più resistente alla pressione dell’acqua ma più facilmente sommergibile dalle piene.
Fu istituito anche un servizio di scuolabus con un veicolo fuoristrada, che, assieme ai costi dei guadi e alla manutenzione della strada alternativa, portò le risorse investite a superare i 600.000 €, mantenendo il collegamento sempre precario e difficile comunque.
Nel 2015, il nostro gruppo politico contattò il reparto di protezione civile dei Genieri Lombardia Piemonte ed il loro responsabile propose alcune soluzioni con ponte Bailey, tutte realizzabili in poco tempo e a costi molto inferiori di quelli che poi l’amministrazione avrebbe successivamente speso.
Dopo nove anni, a seguito delle intense piogge cadute dall’inizio del mese di maggio, la parte più esposta della strada alternativa, prossima all’incrocio della via Maddalena, è franata per un vasto tratto, come pure altri punti nelle immediate vicinanze.
Col guado sommerso dalla piena, gli abitanti di via Macerato si sono trovati nuovamente isolati. La soluzione intrapresa dall’amministrazione per far fronte a questo nuovo problema, è stata quella di fare da zero una nuova strada alternativa, con sbocco sempre sulla via Maddalena, ma ancora più a monte, sempre in quel versante molto impervio e ripido, con un percorso più lungo, difficoltoso ed esposto a frane, con una manutenzione impegnativa e costosa.
La seconda ondata di pioggia ha però reso impossibile la prosecuzione di questi nuovi lavori a causa delle condizioni del terreno, completamente impregnato d’acqua.
Questo nuovo progetto di strada alternativa l’abbiamo fin da subito considerato una scelta scellerata quanto le precedenti, con l’aggravante aggiuntiva delle esperienze fallimentari già vissute.
Nuovamente ci siamo prodigati per chiedere una consulenza ai Genieri Lombardia Piemonte, sulla possibilità di montare una struttura Bailey almeno fino alla costruzione del ponte definitivo il cui progetto, dopo nove anni, ha comunque già completato il suo macchinoso iter burocratico.
La risposta sulla fattibilità della cosa è stata positiva: il ponte potrebbe essere installato leggermente a monte del guado, per non intralciare il transito e i futuri lavori di realizzazione del ponte definitivo.
Il tratto, sostenuto al centro da una pila in alveo, avrebbe una lunghezza di circa 48m., la portata di 25 t., evitando anche la costruzione di una nuova strada di raccordo, la soluzione sarebbe più economica e immediata.


Il costo realizzativo dell’opera sarebbe di circa 80.000€, più un noleggio annuo di circa 12.000€, compensabile con forse i più alti costi di manutenzione della strada alternativa.
Per i tempi di realizzazione si sono calcolati circa 40 giorni e uno studio di ingegneria edile di Faenza, che già in passato collaborò coi Genieri per la realizzazione del ponte Bailey in località Montecoralli, si è già reso disponibile.
A nostro avviso, a questo punto, il nodo politico cruciale di questa amministrazione è come raccontare ai cittadini, dopo nove anni di sacrifici, che si poteva realizzare un ponte Bailey, sicuro e comodo, con un costo di circa un decimo di quanto speso finora e in tempi molto più brevi?
Il progetto del ponte definitivo sarebbe a campata unica, con due corsie per i veicoli e una pedonale, di prima categoria, cioè la massima portata attribuibile ad un ponte, il cui preventivo, da 1.950.000€, è stato adeguato a 2.400.000€, più i costi delle opere di raccordo, che lo porteranno ad una cifra stimabile in 2.700.000€.
Una realizzazione sicuramente magnifica, ma che, a nove anni di distanza, oltre a non essere stata ancora realizzata, pone interrogativi sulla reale adeguatezza del progetto rispetto alle reali necessità dei cittadini.
Del progetto della nuova strada alternativa ne siamo venuti a conoscenza da un privato cittadino e non tramite comunicazioni ufficiali; anche nelle successive fasi interlocutorie per un eventuale ponte Bailey, pare che la faccia di tutto affinché le minoranze non siano informate sulle iniziative dell’Ente.
La prima cittadina, in questo contesto ha purtroppo mostrato una preclusione a qualsiasi collaborazione con le minoranze, che, sommate, rappresentano pur sempre la maggior parte dei cittadini elettori; questo comportamento nei fatti contraddice parole come condivisione, trasparenza, ascolto, spesso citate dalla Sindaca nei vari Consigli Comunali; come dice il proverbio, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare… in questo caso, purtroppo, un fiume…