Era il 1907 quando il poeta Luigi Orsini descriveva il Parco delle Acque Minerali:
“Il più ridente paesaggio che adorni la città di Imola. Fu là che sorgeva agli albori del 1000 il Castello propriamente detto della città di Imola, che poi doveva essere distrutto nel 1187: ed è là che oggi zampillano, fresche e canore,le Acque Minerali a cui gli imolesi quasi ogni giorno d’estate vanno chiedendo piacevole ristoro” – il poeta continua a descrivere l’amato parco – “Ridentissimo luogo, al quale potrebbe trarre oggi numerose colonie di visitatori da tutta Italia se qualche concittadino avesse presa la iniziativa di dare impulso novello al piccolo stabilimento che vi esiste. Ed è un peccato davvero; poichè la posizione, vicinissima alla città, è una delle piu deliziose che si conoscano. Vi scorre il Santerno da presso; un parco magnifico e vasto, con piante annose e frequenti, con aiuola fiorite, con grotte, torrenti e ponticelli e frescure refrigeranti, porge al luogo un rispetto di larga e signorile eleganza, ove sembra che una eterna primavera sorrida.”

La scoperta dell’acqua “puzzona” risale al 1830, con la conseguente realizzazione dello stabilimento cosiddetto idroterapico. Lo scopritore delle sorgenti termali fu il Dottor Gioacchino Cerchiari. Si accorse di sorgenti particolarmente singolari durante un sopralluogo nell’estate dello stesso anno. Di carattere minerale, si trattava di due tipologie di sorgenti, quelle marziali e quelle sulfuree. Quest’ultima di colore opalino e di sapore nauseante, contraddistinta da un odore di uova marce. La sorgente marziale di sapore amaro, con acqua ferruginosa e limpida.
Dopo l’allaccio delle sorgenti venne aperto il primo stabilimento idroterapico: si riteneva che l’acqua “puzzona” desse sollievo a malanni di carattere gastrointestinale. Intanto gli imolesi iniziavano a recarsi sempre più numerosi al parco per bere la famosa bibita termale. Il Comune, di conseguenza, iniziò ad attrezzare il polmone verde con nuove opere utili alla fruizione della struttura da parte del pubblico, come un ponte provvisorio in legno per avvicinarsi all’alveo dove consumare l’acqua.

Nel 1871 aprì il parco pubblico, con la realizzazione di viali e aiuole secondo il modello “romantico” all’inglese. Un parco che diventò presto un ritrovo per persone di tutte le età e ceti sociali, dove trascorrere le afose giornate estive con giochi e passeggiate. Venne prima chiamato “Stabilimento Idroterapico“, poi Parco Sillano, poi Castello d’Imola e infine il più noto e attuale “Parco delle Acque Minerali.”
All’interno vi è una piccola e incontaminata collina, meglio nota come Monte Castellaccio, in cima alla quale Giuseppe Scarabelli rinvenne i resti di un antico villaggio dell’età del Bronzo.
Intanto, con gli anni accresceva la difficoltà di mantenere una costante e sicura erogazione delle acque, nonostante l’intervento di geologi e la perforazione per cercare nuove sorgenti. L’ultimo anno in cui l’acqua sulfurea venne distribuita fu il 1988. Dopo che le interruzioni si erano via via fatte sempre più numerose, l’erogazione venne sospesa definitivamente. Nell’ottobre del 2000 il Comune rinunciò alla concessione ottenuta nel 1930.