PIANO DI AZIONE PER IL RECUPERO DEI TEMPI D’ATTESA E DELLE VISITE SPECIALISTICHE: ENTRO SETTEMBRE L’AUSL IMOLA VUOLE METTERE IN PRATICA IL PROGETTO

Buongiorno Daniele, qual è il suo giudizio complessivo sul testo che elenca le modalità del piano di recupero dei tempi d’attesa e delle visite specialistiche?
“Il cosiddetto piano elaborato dall’Ausl di Imola per il governo delle liste d’attesa in sanità, non è altro che un concentrato di azioni che abbiamo già letto e sentito una miriade di volte. Come al solito viene messa al primo posto l’appropriatezza, un termine che può suonar bene, ma che nei fatti si traduce in un invito rivolto ai medici di famiglia e ai pediatri di libera scelta a prescrivere meno prestazioni specialistiche. Questo è preoccupante, è un po’ un escamotage utile a risolvere il problema alla fonte, come la chiusura delle agende, un fenomeno che non sarebbe consentito, ma che si verifica abitualmente. Comunque, al di là dei contenuti, resta il fatto che questi piani aziendali dovrebbero integrarsi con un più ampio programma regionale per il recupero delle liste d’attesa, un’iniziativa però, che al di là degli annunci, non è ancora stata messa in campo dalla Giunta Regionale. Si parla di settembre, vedremo.”

E’ prevista l’attivazione di sedute ambulatoriali aggiuntive, grazie al progressivo recupero di energie di personale medico ed infermieristico derivanti dalla riduzione dell’attività vaccinale/testing/Tracing. Secondo lei, il problema riguarda solo il personale impiegato col covid?
“Sì è vero, tra le azioni previste dal piano aziendale troviamo anche sedute ambulatoriali aggiuntive, grazie al recupero di personale che fino a poco tempo fa era occupato a tempo pieno nella gestione Covid. Lasciatemi dire però che questo obiettivo, se verrà realmente raggiunto, rappresenterà un palliativo, in quanto l’Azienda USL di Imola, anche in epoca pre-pandemica, ha sempre registrato forti difficoltà. Temo che i problemi siano ben più profondi, di carattere organizzativo, probabilmente anche a causa di una perdita di appeal della nostra AUSL, sempre più depotenziata a causa dagli eccessivi accentramenti su Bologna. Basti pensare che molti ruoli chiave all’interno dell’organigramma aziendale rimangono scoperti. Chi ha un minimo di ambizione professionale, non guarda certamente a Imola, presidio ospedaliero sempre più periferico.”
È a conoscenza dell’avvio di Easy Cup? Si tratterebbe di una revisione del sistema di monitoraggio delle prescrizioni specialistiche. L’attivazione della Lista di Attesa Informatizzata, la quale però “dal 2019 non è ancora attivata nonostante ripetute richieste a LEPIDA”: per quale motivo?
“EasyCup rientra tra gli strumenti che, sulla carta, dovrebbero facilitare la semplificazione e l’evoluzione dei sistemi di accesso alle prenotazioni e ai percorsi di cura. Tale strumento è previsto in diversi piani aziendali, ma pare non decollare. Il problema è che queste società elefantiache, come Lepida, spesso non riescono a superare tutti gli ostacoli, per lo più digitali. Come possiamo pensare di fare un balzo in avanti con i sistemi informatici, quando spesso risulta difficile mettere in collegamento con il Fascicolo Sanitario Elettronico le Aziende Sanitarie dello stesso Servizio Sanitario Regionale? Lepida, che ha assorbito negli scorsi anni la società Cup2000, dovrebbe partire dal superamento delle problematiche più semplici, per poi introdurre tutti gli strumenti di semplificazione attualmente previsti soltanto sulla carta.”

Si fa riferimento all’arruolamento di personale medico specialista (dipendente o convenzionato) a copertura delle aree di attività con offerta non sufficiente. Questo per quale motivo non è stato ancora fatto?
“È sempre una questione di risorse. Purtroppo con le dichiarazioni di intendi si fa poca strada, se non si mettono a bilancio le risorse necessarie per potenziare gli organici. Pensiamo soltanto ai mesi di discussione che sono serviti per arrivare alla stabilizzazione dei precari assunti durante le fasi più dure della pandemia. Era una scelta quasi obbligata, per garantire i servizi, eppure ci sono state molte resistenze. L’arruolamento di personale medico specialista dipendente o convenzionato, viene richiamato nel piano dell’Azienda USL di Imola per coprire le branchie maggiormente in difficoltà. Tra queste viene richiamata la pneumologia, ma attenzione, anche qui il covid non c’entra nulla: questa area è da allarme rosso da anni. Ricordo delle mie interrogazioni del 2018, alle quali la Regione mi rispondeva che le difficoltà erano dovute al fatto che le procedure di reclutamento attivate andavano sempre a vuoto. Perché? Probabilmente per il fattore a cui facevo riferimento prima, ovvero alla scarsa appetibilità della nostra Azienda USL. Diciamo quindi che le problematiche odierne sono la conseguenza di diversi fattori.”

Per rimediare ai ritardi è anche prevista la revisione della committenza col privato accreditato e l’incremento della “telemedicina”. Cosa ne pensa?
“La partita aperta con il privato accreditato è davvero curiosa: Bonaccini ha sempre accusato la Lega di voler privatizzare la sanità, eppure è proprio lui ad aumentare gli stanziamenti anno dopo anno. Nel 2021 la Regione Emilia-Romagna ha stanziato quasi 333 Milioni di euro alla sanità privata, un incremento del 9,20% rispetto all’annualità precedente, uno sforzo destinato ad aumentare. Nessun tentativo di demonizzare il privato convenzionato, sia chiaro, perché probabilmente al momento è l’unica strada per tentar di tagliare le liste d’attesa, però serve un piano ben strutturato, perché poi questi stanziamenti che vengono tolti alla sanità pubblica, devono tradursi in vantaggi per i cittadini. In futuro, rimarranno strutturali e organici, oppure verranno ridotti? Nessuno lo sa. Per quanto riguarda la telemedicina invece, richiamata anche tra le azioni del PNRR, sicuramente può rappresentare uno strumento utile, ma che non potrà mai sostituire la medicina tradizionale.”

Cosa proponete come Lega e cosa avete proposto in Regione circa la problematica delle liste d’attesa nella nostra Ausl?
“In Regione Emilia-Romagna abbiamo depositato a mia prima firma un Progetto di Legge che intende affrontare proprio il tema delle liste d’attesa. Innanzitutto vogliamo porre fine al fenomeno delle agende chiuse, perché nessun cittadino della nostra regione deve essere rispedito a casa quando si presenta ad uno sportello Cup per prenotare una prestazione sanitaria. “Riprovi più avanti” o “Ritenti la prossima settimana”, sono frasi da concorso a premi, non da sanità. Sui tempi d’attesa invece, bisogna lavorare investendo, e consci delle problematiche economiche attuali, proponiamo alcune azioni finalizzate al taglio dei rami secchi per recuperare risorse utili da investire nei servizi. Ad esempio, sempre con il nostro Progetto di Legge, proponiamo efficientare il più possibile gli apparati amministrativi, una direzione che pare abbia imboccato anche la Giunta Regionale, stranamente dopo il deposito delle nostre proposte, come ad esempio con gli accorpamenti previsti tra l’assessorato alla sanità e l’Agenzia Regionale Socio Sanitaria. Altra iniziativa che intendiamo promuovere è quella di lavorare sugli acquisti da effettuare in convenzione con altre Regioni. Una semplice regola di mercato suggerisce che, se aumenti il numero dell’ordine, si abbatte il prezzo unitario: in sostanza più l’ordine è grande e più risparmi.

Ad esempio, grazie ad una nostra proposta del 2015, approvata dal Consiglio Regionale, l’Emilia-Romagna avviò una procedura sperimentale condotta con altre regioni sulla produzione e distribuzione di farmaci derivati dalla lavorazione del plasma. Sapete quanto risparmiò la Regione in un solo anno e con questa singola operazione? Ben 8 milioni di euro. Immaginiamo di poterlo fare su altri acquisti, come i macchinari ad alto costo. I risparmi sarebbero importanti. Esiste un tavolo nazionale che riunisce le centrali d’acquisto regionali, avviamo un confronto in quella sede. Insomma, noi alcune proposte le abbiamo messe sul tavolo, ma purtroppo questa nostra Proposta di Legge non è ancora stata calendarizzata.”
Il problema, perché riguarda soltanto alcune aziende, mentre altre hanno i tempi di monitoraggio già nella media?
“Innanzitutto bisognerebbe capire quanto è diffuso il fenomeno delle chiusura delle liste d’attesa, perché se non si accettano prenotazioni, chiaramente i dati risultano falsati. C’è da dire inoltre che, ad esempio, l’Ausl Romagna che presenta i dati migliori, unisce ben tre province. Capita infatti che un paziente di Ravenna venga spedito a Rimini. Non so fino a che punto sia un vantaggio, se pensiamo ai più anziani o ai fragili.
Grazie.”