Imola. Dopo le polemiche per le dimissioni del Primario di Oncologia Antonio Maestri, stimato professionista, dall’AUSL di Imola in favore dell’Ospedale Bellaria, la Conferenza territoriale sociale e sanitaria metropolitana di Bologna ha provato a mettere una pezza alle preoccupazioni di cittadini e addetti ai lavori, con l’unificazione gestionale delle due unità operative di Oncologia; si tratterebbe di una sorta di unica grande unità “interaziendale” guidata proprio da Antonio Maestri.

Ma allora, per quale motivo se l’unità è la stessa, il Dottor Maestri ha partecipato a un concorso per passare al Bellaria? Non poteva guidare l’unità da Imola? Una pezza dunque, che risulta essere peggio del buco.
Quello che interessa agli imolesi è sapere se in futuro potranno curarsi sul territorio e sapere se il sistema sanitario locale rischia di essere divorato da quello bolognese. Un continuo centralizzare la sanità nel capoluogo non farebbe benissimo, logisticamente, ai 130.000 abitanti del circondario imolese. Rivoluzionerebbe le loro vite e il loro futuro. Le scelte politiche rischiano di farci diventare fanalino di coda della sanità emiliano romagnola: è proprio la politica imolese che dovrebbe iniziare a far sentire la propria voce, in modo da dare maggiore tutela alla propria sanità nelle decisioni nella cabina di regia regionale: dovrebbe nascere una coscienza critica sul Santerno libera da ogni ideologia politica, che non entri nelle dinamiche gerarchiche e degli interessi tra Regione e diverse AUSL, al fine di chiedere la permanenza dell’autonomia sanitaria del Santa Maria della Scaletta.

Ad oggi, i reparti senza primario sono dieci, un record in negativo per Imola.
L’AUSL di Bologna, attualmente, riesce ancora a smaltire le liste d’attesa della visite specialistiche rispetto a Imola : soltanto Colonscopia, EMG e qualche TAC, sono sotto la media dell’indice di performance dei tempi nel capoluogo.
Imola? Il grafico è da allarme rosso: sotto alla media di sufficienza nell’espletare una visita sono oculistica, Neurologia addirittura riesce a coprire soltanto il 9% nei tempi standard.
In sofferenza anche le visite di Cardiologia e Ortopedia,Gastroscopia e otorinolongoiatria.
Occorre considerare anche tutti quegli utenti che ormai si rivolgono al privato e che, rassegnati dal servizio offerto dalla sanità pubblica, nemmeno tentano più di rivolgersi al CUP: le cure da privato sono ormai un vero e proprio business, soltanto a Imola esistono una dozzina di poli-ambulatori privati, senza contare gli ambulatori piu piccoli dei professionisti. Nel bilancio di ogni imolese l’aumento considerevole delle spese sanitarie, a fine anno, si fa sentire. E’ questo che vogliamo? Sono anni che questi ritardi vengono denunciati ma pare che soltanto ora Viale Amendola si sia svegliata, promettendo interventi per tamponare la falla agende chiuse. I sindacati possono e devono fare la loro parte, dando un contributo importante, essendo l’unico collante con la direzione, che parla un’altra lingua anche quando decantano di casa della salute: al momento non conosciamo quali reparti, quali professionisti e quali apparecchiature saranno nella nuova struttura sanitaria, della quale non si conosce acncora il progetto.
DI SEGUITO: IL MONITORAGGIO DELLE LISTE D’ATTESA DELL’AUSL DI IMOLA DELLE ULTIME SETTIMANE. La percentuale equivale ai tempi col quale viene espletata la visita dall’azienda nei tempi standard.