PEDAGNA – STORIA DI UN QUARTIERE – EP II
INTERVISTA A NICODEMO MONTANARI – ASSESSORE ALL’URBANISTICA ALL’EPOCA DELLA NASCITA DELLA PEDAGNA(GIUNTA SOLAROLI): EX PRESIDENTE DI AUSL IMOLA – EX SINDACO DI CASTEL BOLOGNESE E COMPONENTE DEL CDA DI HERA NONCHÈ EX PRES.TE DI CONAMI.

QUALI ERANO I TERRENI DI PROPRIETÀ DEI PASOLINI DALL’ONDA DOVE SI È POI COSTRUITO?
“I Pasolini Dall’Onda possedevano i terreni dove attualmente è stata costruita la zona A e la vecchia centrale di cogenerazione dove dovrà sorgere la nuova isola ecologica. Che spero non facciano. Ma questa è una mia opinione personale.
“Quando noi facemmo la prima centrale…cioè, quando la fece le Ami, io e Capra (ex Vicesindaco di Imola) trattammo con Desideria e suo fratello. La Desideria Pasolini fu molto disponibile, perché gli avevamo proposto di costruire la centrale sotto (al livello del terreno,ndr). Adesso la centrale è in disuso, ma all’epoca aveva un laghetto. Lei fu colpita proprio da questo particolare. E disse “ok, ci sto. Però io quella terra lì, ve la vendo tutta.” Ce ne servivano 6 ettari, ma ci vendette anche l’area su cui dopo venne costruita la cosiddetta Zona A.
Mentre per quanto riguarda i Tozzoni, loro possedevano l’area sud, ovvero quella dove attualmente c’è la Tozzona e soprattutto l’area dove c’è la Carlina. Insomma, una zona che arrivava fino a dove ora c’è il parco omonimo.
A QUALI ANNI RISALE IL ROGITO COI PASOLINI?
La trattativa coi Pasolini, per quanto riguarda la centrale è risalente ai primi anni ottanta.

LA ZONA “A” detta anche quartiere Montericco

COME SIETE RIUSCITI A CONVINCERLI?
Non è che siamo sempre riusciti a convincere tutti. Perché poi nel ’78 ci fu la legge che avrebbe facilitato molto l’esproprio dei terreni. Ad esempio l’area dello stadio del Bacchilega fummo costretti ad espropriarla perché non ci mettemmo d’accordo. Dovevamo fare i servizi di verde e ricreativi del quartiere Pedagna. Era un’area molto grande, di proprietà di diversi privati.
BEH, MA QUINDI, AVESTE POTUTO ESPROPRIARE ANCHE DAI PASOLINI…
Alla fine sì, ma sarebbe stato più difficile. Anche perché ci voleva il progetto già approvato. Però è chiaro che l’avremmo potuto fare. Però ripeto, coi Pasolini c’era un ottimo rapporto, anche perché in un occasione organizzammo anche un evento col professor Veronesi. All’epoca della mia Presidenza in Ausl….
COME SIETE RIUSCITI A CONVINCERLI A VENDERE?
Proprio perché gli dicemmo che avremmo fatto la centrale di cogenerazione sotterranea. E quindi sopra sarebbe venuto un parco.
CIOÈ, LI CONVINCESTE PER IL LAGHETTO E PER L’AREA VERDE?
Sì: e poi, quando fu fatta, per l’epoca era molto carina, con laghetto e i pesci. Non era una centrale di tipo tradizionale.”

IMMAGINO NATURALMENTE NON VENDETTERO PER DANARO. CON QUANTO VE LA CAVASTE?
“Sinceramente non ricordo la somma esatta, ma fu un prezzo equo.
Loro prima avevano anche il bosco della Frattona, che avevano già ceduto. In quel periodo stavano vendendo proprio quel terreno lì, anche perché avevano perso diversi contadini, comprese le case all’interno (Via della Giuliana, ndr) mantenendo però le attività .
Per quanto riguarda l’area della centrale di cogenerazione, facemmo loro vedere una specie di rende ring, che apprezzarono molto. Tant’è vero che ci vendettero tutto, cioè, una parte al Comune (Zona A) e una parte alle AMI.”

La Pedagna (vista da Via Vivaldi) nei primi anni ottanta

COME NACQUE L’ESIGENZA DI LOTTIZZARE QUEST’ENORME AREA PRE COLLINARE?
“L’inizio di tutto fu il piano regolatore del 1969, che sancì lo spostamento dello sviluppo lungo l’asse Est-Ovest e non Nord-Sud della città. Quando arrivai io, il piano regolatore era già stato approvato e anche i piani volumetrici della prima Pedagna erano già stati fatti. L’idea era quella di lottizzare nella zona pedecollinare di mettere invece le attività prevalentemente produttive nella zona Nord-est. È chiaro che questo comportava anche un notevole investimento sulla viabilità, cosa che abbiamo impiegato molto a fare. I soldi mancavano, perché i collegamenti principali spettavano al Comune. A chi costruiva soltanto i collegamenti interni”
COSA SPINSE A SVILUPPARSI QUELL’ENORME DOMANDA DI IMMOBILI?
Fu in virtù di quella legge sulla casa che scaturì una domanda spropositata da parte dei nuovi abitanti, tant’è che “bruciammo” in poco tempo tutti gli alloggi. Non riuscivamo a starci dietro. La zona veniva lottizzata in parte da Cooperative ma anche da privati. Come aree ad esempio come quella dove c’è l’hotel Donatello.”

Nicodemo Montanari – secondo da sinistra

INSOMMA, LA PEDAGNA FU UNA SCOMMESSA VINTA PER UNA SERIE DI MOTIVI, MA NON AVESTE PAURA DI COSTRUIRE UN QUARTIERE DORMITORIO?
“Quella fu una cosa di cui ci occupammo subito. Cercammo infatti di impiantare subito molti servizi, ma la paure per il quartiere dormitorio furono molte. Ci fu un acceso scontro con i socialisti, ad esempio, che differenziavano su tutto all’epoca. Discutemmo a lungo ma alla fine, riuscimmo a piantare molta roba, tanto verde e tante attività: tant’è vero che prendemmo subito la Tozzona.
Un collegamento interno tra isolati, con un ampio parco per ogni gruppetto di condomini. Poi è ovvio che quando tu finisci e hai solo le case spicca solo il cemento: gli alberi non nascono centenari. Certi grandi quartieri dal punto di vista urbanistico, come lo Zen di Palermo, ebbero un progetto stupendo. Ma se al posto del parco ci metti un autodemolitore, o se al posto della scuola ci metti la discarica, insomma…diventa tutt’altra e rischiosa cosa … “

Desideria Pasolini Dall’Onda con la Principessa Margaret d’Inghilterra

DOVE VI ISPIRASTE PER IL QUARTIERE PEDAGNA?
“Quando nacque il progetto io non c’ero ancora, arrivai subito dopo, prima c’era Baccarini. Lui aveva rapporti con tutta una serie di architetti di caratura nazionale, che possono aver contribuito alla nascita dell’embrione-Pedagna. Tuttavia, il quartiere venne poi realizzato da architetti locali. Se c’è un limite che io ho registrato, e di questo faccio mea-culpa, è che in quel momento, soprattutto le Cooperative, erano impegnate a dare la casa alla gente. La prima casa molto spesso. E invece cosa capitò, che all’interno avevi degli appartamenti quasi di lusso, mentre all’esterno erano più scarsi dal punto di vista estetico. Alcuni progetti potevano venire meglio però, inseriti nel contesto, come ad esempio le case dell’Unicoop, sono diventate assolutamente dignitose.
La Pedagna partì talmente forte che nel giro di quattro anni facemmo il raddoppio, finendo presto il primo lotto e facendo poi l’allargamento verso la zona dalla Tozzona (Via Vivaldi).”

QUANDO SI ALZARONO LE PRIME GRU? 1976?
“Le prime ruspe arrivarono alla fine del 1975 e partirono da Via Mascagni. Comunque, dal punto di vista urbanistico, Zolino era più arretrata, questo per opera di Campos Venuti, che fu il primo a partire. Quel tipo lì di urbanistica fatta con una spina centrale nel verde, case prevalentemente a schiera e il verde di collegamento. Che da un punto di vista di idea è bello, ma siccome furono le prime fatte in quel modo, non è neanche riuscito benissimo, rispetto alla meglio riuscita Pedagna. “

PEDAGNA – STORIA DI UN QUARTIERE – IL PRIMO EPISODIO