La Regione Emilia-Romagna ricorda la strage all’istituto Salvemini di Casalecchio di Reno.
La voragine è ancora lì, trentacinque anni dopo. Come la memoria e il ricordo delle studentesse e degli studenti che quella mattina del 6 dicembre 1990, quando un aereo militare in avaria precipitò sull’Istituto tecnico ‘Gaetano Salvemini’ di Casalecchio di Reno (Bo), persero la vita. 

Dodici vittime – undici ragazze e un ragazzo, tutti della 2^ A – e ottantotto feriti: il bilancio drammatico di una strage che la comunità, e l’Emilia-Romagna, non dimenticano.

Sabato 6 dicembre, alle 10.30, nell’Aula della Memoria della Casa della Solidarietà ‘A. Dubcek’ di Casalecchio di Reno, si terrà la commemorazione ufficiale. Alla cerimonia sarà presente una delegazione regionale con il gonfalone.

FATTI DEL 6 DICEMBRE 1990 (dal sito salvemini6dicembre1990.com)

È una giornata fredda, ma serena, il 6 dicembre 1990. Tutto appare normale a Casalecchio: il traffico, i negozi affollati, l’attività di tutti i giorni fuori e dentro la scuola. Nella succursale dell’Istituto Salvemini sta per suonare l’intervallo; la 2a A periti aziendali si avvia a concludere la lezione di tedesco quando…

Quando improvvisamente la normalità non esiste più. In un attimo si consuma la più grande strage di adolescenti in tempo di pace.

Un aereo militare, un MB 326, pilotato dall’allora sottotenente Bruno Viviani del III Stormo – 603° Squadrone, centra in pieno il primo dei due piani della succursale del Salvemini provocando una voragine di diversi metri di diametro. L’Istituto è frequentato da circa 200 ragazzi dai 14 ai 18 anni. Cento di loro più i professori rimangono bloccati dalle fiamme al piano più alto e liberati dai Vigili del Fuoco e dai soccorsi arrivati subito, circa sette minuti dopo lo schianto.

Lo scenario è di guerra: scoppi, fuoco, fumo, grida, sirene, affanno, incredulità, disperazione, smarrimento… Il cortile della scuola diventa un tappeto, un tappeto di giovani che, indipendentemente dalla gravità delle ferite, sono resi irriconoscibili dal fumo da cui sono riusciti a fuggire. Dal viso traspaiono occhi smarriti e terrorizzati, tutti faticano a respirare.

In tale scenario fa contrasto la determinazione e la sicurezza dei soccorritori; vigili del fuoco, forze dell’ordine, personale medico e infermieristico e volontari di ogni genere. L’illusione che non vi siano vittime è breve: mentre quattro studenti della classe vengono tratti miracolosamente in salvo, Deborah, Laura, Sara, Laura, Tiziana, Antonella, Alessandra, Dario, Elisabetta, Elena, Carmen ed Alessandra non usciranno più dalla loro aula.

Nei giorni immediatamente successivi, caratterizzati dalla più frenetica emergenza, è per tutti faticoso il recupero di una di una dimensione razionale che, appena possibile, si concretizza in una reazione unanime: MAI PIU’!. Con questo impegno tutta la comunità colpita si stringe attorno ai feriti e alle famiglie delle vittime

Oltre alle 12 giovanissime vittime, il bilancio di quella terribile mattina è di 88 feriti, 82 ragazzi e 6 adulti, alcuni molto gravi. A 72 di loro verrà riconosciuta un’invalidità civile dal 5 all’85%.

Tra i feriti gravi, Carla Foschi, docente di Inglese dell’Istituto. Dopo lunghi mesi di degenza e terapie Carla rifiuterà il riconoscimento della pensione per ritornare a insegnare ma successivi aggravamenti della condizione fisica porteranno al suo decesso il 14 febbraio del 2000.

A lei è intitolata una sala all’interno della Casa della Solidarità “A. Dubcek” che ha preso il posto dell’istituto Salvemini di Via del Fanciullo