Mentre il consigliere regionale Vignali (FI) annuncia un esposto per le liste d’attesa, scendendo in strada con un flash-mob, a Bologna l’ACLI accoglie i ricorsi dei cittadini per le liste d’attesa bloccate.
Nel quartiere San Donnino a Bologna, nella sala parrocchiale del quartiere – come fa sapere Repubblica – i cittadini si ritrovano da maggio 2024. Sono già una ventina i “casi risolti” per via delle liste d’attesa “monstre” dell’Emilia Romagna. Lo sportello ACLI è intervenuto quando il CUP ha risposto ai cittadini che le agende erano chiuse. (sarebbe vietato dalla Legge). Ma anche quando agli utenti è stato risposto che il primo appuntamento era soltanto tra un anno o anche se qualcuno parlava di liste d’attesa “virtuali”.
Quello che si apprende è che non tutti sono a conoscenza delle procedure corrette, come ad esempio i termini di legge per l’erogazione delle prestazioni sanitarie. Noi, a laltraimola.it, ne abbiamo parlato piu volte.
Un caso urgente sono 72 ore, se la priorità è breve dieci giorni, se c’è la priorità “D”, che significa differibile, trenta giorni per la specialistica e sessanta per gli esami, per le visite in “programmabile” tempo massimo di sei mesi”.
Quello che Berselli, la volontaria Acli che si sta occupando di queste procedure, mette in piedi per ogni singolo paziente è un ricorso. Come spiega Repubblica, va raccolta tutta la documentazione dei pazienti, la prescrizione e la risposta che hanno ottenuto dal Cup, sempre che l’abbiano o se sia trattato di una comunicazione verbale il codice dell’operatore e l’orario della chiamata. A questo punto, Acli invia una mail all’ufficio relazioni col pubblico dell’azienda sanitaria, in nome e per conto di quel paziente spiegando che presentiamo ricorso perché non sono stati rispettati i tempi di attesa previsti dalla priorità che gli era stata assegnata. E, strano ma vero, incredibilmente, la cosa funziona.
“Finora abbiamo risolto una ventina di questi casi – ricostruisce a Repubblica l’operatrice di Acli – c’è un coordinamento dell’Emilia-Romagna che raccoglie tutti gli sportelli come il nostro, anche non legati alle Acli. Facciamo anche delle riunioni tra noi, per discutere di come risolvere i casi più complicati“.
Una guardia giurata di 59anni, quando ha saputo dei ricorsi allo sportello ACLI, ha telefonato. Le avevano prescritto due visite da erogarsi entro sei mesi. Ma le era stato dato appuntamento dopo un anno e un mese. Dopo che l’ACLI ha inviato relativa mail , la guardia giurata è stata chiamata e la visita è stata erogata nei tempi previsti. A un’altra paziente era stata fatta una ricetta nel marzo 2025 per una visita non urgente. Ogni qual volta che si recava al CUP, non gli era consentito prenotare nè di mettersi in lista d’attesa. Quando ha consultato lo sportello, ha effettuato ricorso. Dopodichè si è rivolta al difensore civico in Regione. Quest’ultimo ha inviato un’ulteriore sollecito e finalmente, dopo un mese le è stato possibile farsi visitare.
Sono passaggi che forse un cittadino privato potrebbe anche fare da solo, ma non sa come muoversi né di averne diritto, quindi finisce per andare nel privato.
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