Il Tribunale di Bologna ha dato il via all’apertura della procedura di liquidazione giudiziale di Cantine Brusa: l’azienda, che conta una quarantina di dipendenti, aveva presentato istanza di accesso alla composizione negoziata della crisi a dicembre – come vi avevamo nel precedente articolo– per far fronte alla grave situazione venutasi a creare su cui ha influito il mancato sviluppo, nei termini previsti, del piano di concordato avviato nel 2016.
Qualche mese fa Cantine Brusa – fa sapere ANSA – è stata oggetto anche di un accesso della Guardia di finanza, che avrebbe portato all’acquisizione di alcune carte. Ci sarebbe un’attività della Procura di Bologna, attualmente in corso.
 Le difficoltà dell’azienda risalgono al 2015, quando la storica realtà dozzese finì al centro di un’inchiesta per l’adulterazione dei semilavorati. Da lì la crisi, la difficoltà di ricorrere a finanziamenti bancari, il prolungamento del sequestro del magazzino, il pessimo andamento dell’annata 2017 e infine il Covid.
Come esperto era stato nominato il commercialista Renato Santini, il cui mandato è scaduto il 10 giugno quando, realizzata l’impossibilità di realizzare il piano di composizione negoziata del debito, l’azienda ha deciso di portare i libri in Tribunale.
I dipendenti, che avevano ricevuto la cassa integrazione fino a gennaio, sono una trentina e non ricevono più nulla da febbraio.

Ora si attende l’incontro col ministero del Lavoro per sbloccare la cassa per cessazione, ma la procedura potrebbe richiedere altri mesi.

L’azienda non è mai stata onesta nei nostri confronti né in quelli dei lavoratori. E siamo preoccupati che la cassa possa non essere approvata”, dichiara ad ANSA Roxana Vlad, della Fai Cisl.