Sembra avvicinarsi l’ipotesi della realizzazione di un nuovo complesso residenziale nell’area del Silvio Alvisi, dove oggi ci sono molti ambulatori dell’Ausl Imola, che detiene la proprietà dell’immobile.
Proprio in questi giorni, il progetto è tornato in primo piano circa un suo rientro fra le osservazioni da presentare al nuovo PUG. L’Ausl ha poi smentito questa ipotesi.
(nelle immagini sotto, alcune foto risalenti allegate alla relazione Valsat del 2020)
Di tutto ciò in città se n’è sempre parlato poco, nonostante l’operazione coinvolga un edificio di pregio architettonico firmato dall’architetto Enzo Zacchiroli, tra i più importanti esponenti dell’architettura organica italiana.
Il venire meno di un edificio unico nel suo genere rappresenterebbe anche l’annichilimento dei valori stessi per i quali Imola si è distinta in Italia: la psichiatria e i suoi simboli.
Il Silvio Alvisi vide la luce nel 1967 come Centro Diagnostico Neuro-psichiatrico, ed è da anni sede di ambulatori dell’Ausl di Imola, come la medicina riabilitativa, l’ASP ecc. A detta di molti urbanisti, la struttura fu la prima vera opera di pregio del dopoguerra imolese.
L’obbiettivo dell’intervento – che dell’Alvisi salverebbe solo la facciata per motivazioni legate al rispetto del contratto stipulato all’epoca – sarebbe quello di SOSTITUIRE al complesso sanitario esistente un complesso prevalentemente residenziale.
All’epoca della relazione Valsat redatta nel febbraio 2020, si parlava di una superficie interessata di 14.800 mq che avrebbero visto la nascita di 49 alloggi e 120 posti auto. 2000 mq di verde pubblico da realizzare e cedere. Vedeva un edificio con una piastra ad elle di 4.500 metri quadri caratterizzati in un piano interrato più due piani fuori.
SILVIO ALVISI – NATO COME UN’UTOPIA
L‘edificio rappresenta il luogo ove vide la luce l’attività avanguardista per la cura della malattia mentale – promossa da Gastone Maccagnani. Se si parla di Silvio Alvisi non si può non parlare della figura di questo medico controcorrente: dal 1964 ricoprì la carica di vice direttore dell’Ospedale psichiatrico provinciale Luigi Lolli poi diventando primario del Centro diagnostico neuropsichiatrico Silvio Alvisi, dal 3 febbraio 1969 al 19 maggio dello stesso anno.
Nella sua breve ma intensa carriera professionale, il dott. Maccagnani ricopre anche la carica di vice presidente della Società internazionale di psicopatologia dell’espressione ed è stato segretario generale della medesima società in Italia con sede legale a Imola.
Il coraggioso tentativo di creare l’istituto d’avanguardia per le malattie mentale, si bruciò purtroppo in pochi mesi.
Quello che si voleva per il Silvio Alvisi non era altro che un luogo con la fisionomia di un albergo- di un luogo di soggiorno tendente a determinare negli ammalati, con una terapia innovatrice d’avanguardia che rompeva i ponti con le arretrate teorie del passato, con fiducia verso la guarigione ai fini di un loro inserimento nella società.
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