ORARI DI LAVORO: BASTONE SENZA CAROTA

UN QUESTIONARIO PER LE LAVORATRICI E I LAVORATORI DEGLI ENTI NCI. 

I COBAS Imola Faenza, nel sottolineare che nessuna risposta alla propria richiesta di accesso agli atti del 30 giugno è pervenuta (tanto meno nei termini di legge)  e pur prendendo atto di qualche apertura da parte dell’Amministrazione nel riaprire la discussione sul regolamento e introducendo qualche miglioria, continuano a valutare molto negativamente il regolamento orari di cui è prevista l’entrata in vigore al 1 settembre 2023.


Al fine di impostare le strategie più opportune, si chiede pertanto alle lavoratrici e ai lavoratori NCI di compilare un questionario  entro il 15 settembre 2023.  I dati acquisiti verranno elaborati in forma anonima, EVIDENZIANDO I SEGUENTI ASPETTI:
1)         Modifica degli orari di flessibilità. Questa modifica, che estende la flessibilità al mattino e riduce quella della pausa pranzo e dell’uscita per i lavoratori di NCI, oltre a creare difficoltà ai lavoratori che si erano già organizzati in base agli orari attuali, quali vantaggi apporta all’organizzazione? Quali problemi elimina? Non rende forse più difficile recuperare eventuali debiti orari in flessibilità da parte di alcune tipologie di orari e lavoratori? Se c’era l’esigenza di ampliare la flessibilità in entrata non poteva semplicemente aggiungersi, lasciando invariata compresenza?


2)         Parallelamente alla “innovazione” di cui al punto precedente, si richiede in modo del tutto opinabile che lo straordinario minimo da effettuare sia pari a mezz’ora. Fermo restando che TUTTO lo straordinario, se necessario e autorizzato (ad esempio per finire una pratica urgente o una riunione) dovrebbe essere riconosciuto, di nuovo che vantaggi ne derivano all’organizzazione, oltre al fatto di “rubare” ingiustamente  minuti ai lavoratori? Quello che allo scattare delle 14:30 cada a tutti la penna, qualunque cosa succeda? O di regalare con noncuranza il proprio tempo lavoro all’Amministrazione, tanto vale poco? Si nasconde forse l’incapacità a livello di posizioni di responsabilità di gestire il lavoro dei collaboratori?
3)         Buoni Pasto: perché occorre inventarsi timbrature minime di 7 ore e 30? Il contratto  non lo prevede e la stessa Suprema Corte di Cassazione (sez. Lavoro, con l’ordinanza n. 32113 del 31 ottobre 2022) ha accertato il diritto alla fruizione dei buoni pasto per ogni turno lavorativo eccedente le sei ore. Non solo si partiva da una situazione già inopportunamente penalizzante ma si è ritenuto perfino di renderla più gravosa,  creando in particolare difficoltà ai dipendenti con orario libero e non solo.


4)         Cancellazione delle ferie non godute entro il termine fissato dal regolamento di 18 mesi: questa ci sembra proprio incostituzionale e lesiva di diritti garantiti dei lavoratori, soprattutto considerando che nel pubblico le ferie non sono monetizzabili, diversamente dal privato.  Nemmeno la proposta che  i dirigenti o capi settore abbiano  l’onere di proporre il piano fruizione ferie entro 6 mesi dalla maturazione sembra sufficiente, LE FERIE NON VANNO MAI CANCELLATE.  Per le ferie non godute (peraltro generalmente per motivi di servizio), non sono certo i lavoratori a dover pagare il prezzo delle carenze di organico oppure dei deficit organizzativi e programmatori dell’Ente.
 IN DEFINITIVA
Purtroppo negli ultimi lustri va molto di moda nella PA l’alibi  dell’utilizzo dei “poteri del privato datore di lavoro” e in particolare piace vessare il dipendente pubblico in quanto geneticamente propenso a trasformarsi in furbetto e senza il parametro del mercato. Quindi si verifica il paradosso per cui il dipendente deve essenzialmente capire “chi comanda” mentre di fatto l’esercizio delle  prerogative di direzione  viene delegato a un regolamento.
Si tratta inoltre  di assunti  dal sapore di prima industrializzazione e l’equiparazione al privato datore di lavoro non esime la Pubblica Amministrazione dall’agire in modo imparziale, con finalità di innovazione migliorativa e senza trasformare la propria discrezionalità in ARBITRARIETA’.
Non  possiamo quindi che contestare la forma mentis sottesa alla impostazione del nuovo regolamento degli orari degli Enti NCI,  con scelte di cui non capiamo e condividiamo la ratio: infatti incidono sui tempi di vita e lavoro dei dipendenti, spesso già organizzati a livello personale e familiare in base all’esistente senza che sia chiaro  il beneficio organizzativo che ne deriva.
Il tutto in un momento in cui i lavoratori pubblici sono sottopagati, denigrati e già penalizzati da numerose norme, quali quelle degli orari di malattia.

(COBAS IMOLA-FAENZA)