Ancora nel 2021, la giunta regionale, si pronunciava in questi termini, per quanto riguarda il futuro della discarica Tre Monti : “Abbiamo il dovere di chiuderla”.
Oggi però, abbiamo assistito a qualcosa di emblematico: le stesse istituzioni che volevano chiuderla non hanno avuto la forza di opporsi a Hera. Con quello che potrebbe essere visto come un alibi – dai più scettici – ovvero i rifiuti dell’alluvione come motivazione che legittima l’attuazione del progetto per la sopraelevazione del terzo lotto – e un progetto in ballo da tempo. Non si conosce la data in cui verranno posti i lucchetti alla Tre Monti e verrá predisposta la bonifica di un sito dove non é chiaro in quali condizioni possa apparire specie nel sottosuolo. Si apprende in queste ore che la data ultima é prevista a dicembre 2024, smaltiti i rifiuti urbani alluvionali. Chissà se poi arriveranno altre deroghe.
Se per il quarto lotto non si discute, Via Pediano sembra vivere una sorta di accanimento terapeutico, che la costringerá, nonostante si parli da lustri di fine vita e post-mortem, ad una mole di lavoro di 150 mila tonnellate di rifiuti in una realtá ferma da anni.
Abbiamo un’altra consapevolezza: che il parere della Soprintendenza Belle arti e Paesaggio ha contribuito soltanto a rimandare il sopralevamento, dal momento che tale parere verrà disatteso dalla stessa Regione Emilia Romagna.
Nel comunicato pubblicato dalla Regione – poi m la stessa ha osservato come il Consiglio dei Ministri, con la sua restituzione degli atti a Viale Aldo Moro , non aveva ritenuto pertinente il parere della Soprintendenza “come per altro asserito dalla Regione Emilia Romagna.” Dunque, tutti d’accordo?
La discarica di Via Pediano è in grado di smaltire in sicurezza 150 mila tonnellate di rifiuti alluvionali? Anche alla luce di un’inchiesta in corso per inquinamento ambientale?


L’INCHIESTA DELLA PROCURA DI BOLOGNA: CHE NE SARÁ?

Era il 2019. Venne recapitato un’avviso di garanzia per inquinamento ambientale ad HeraAmbiente che si disse sorpresa e ma dichiaró di aver agito nel pieno rispetto delle norme. Da allora non si è più saputo nulla. Pensare che giá quattro anni fa, dopo una lunga attivitá investigativa, era stato anche notificato avviso di chiusura inadigini. Ma poi? Il niente. Le indagini erano state effettuate dai NOE e riguardavano l’eventuale inquinamento di acque sotterranee provocato dalla presenza di inquinanti ai livelli superiori di legge, sembra stando alle constestazioni. Tanto da configurare nell’eventualità, la compromissione dell’ecosistema per un raggio di 5km,ovvero, fino al centro abitato di Imola. Tra le cose, veniva contestato a Herambiente anche lo sversamento di percolato nelle acque del Rio Rondinella.
Il reato che era stato ipotizzato era quello di reato ambientale – previsto dall’art. 452 bis del codice penale.Era stato recapitato al responsabile della “filiera discariche” di Herambiente Spa. Il reato sarebbe punito con la reclusione da 2 a sei anni oltre a una multa fino a 100mila euro, ma quando si tratta di un’area naturale protetta o sottoposta a vincolo paesaggistico, ambientale, storico, artistico, architettonico o archeologico ovvero in danno di specie animali o vegetali protette, le pene aumentano.