Scrive Ernesto Venturini nel libro “La città proibita” nascita e fine dell’ospedale psichiatrico di IMola (1844-1994) “Al disordine della follia , del delirio, ai comportamenti devianti, frutto delle contraddizioni sociali e delle miserie il manicomio contrappone la geometria degli spazi, la simmetria delle architetture, la ricchezza delle decorazioni, per affermare che l’autorevolezza dei contesti e la loro funzione suggestivo-pedagogica.
Ho paragonato questa psichiatria all’effetto “Trompe l’oeil” delle decorazioni dove tutto è artefatto: le figure prive di prospettiva emergono da un vuoto eterno, le ombre non hanno profondità.”
Oggi, l’Associazione Culturale Van Gogh, in questo luogo di memoria, rompe gli schemi rigidi, ingannevoli e porta all’interno degli spazi dell’ex Ospedale psichiatrico l’arte, cosi come linguaggio espressivo molteplice. L’arte vuole mettere luce, colore e nuova prospettiva, annullare geometrie oggettivizzanti portare individualità, disomogeneità, emozioni.
Il linguaggio artistico abbatte i muri, rompe i confini, accorcia le distanze, è un linguaggio universale, uno scambio continuo tra chi guarda e chi si è messo allo scoperto, anima e corpo, per essere visto.
Questa esposizione esprima la centralità dell’individuo e il suo desiderio di essere parte della sua comunità proprio in questo luogo che ha visto l’assoluto annullamento dell’individuo che riemerge ricco di colore e profondità nel percorso artistico e personale dell’autore.
L’ARTISTA
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