Imola. ll Covid reintrodotto in tre case di riposo della città a causa di una drammatica motivazione. Alcuni operatori sanitari “No-Vax”, che ancora non si erano sottoposti al vaccino, avrebbero infettato alcuni ospiti delle strutture dove lavoravano. Ma come è possibile? Cerchiamo di riscostruire i fatti che hanno portato addirittura alla morte di un anziano già vaccinato. La notizia sta facendo il giro d’Italia e ancora una volta la città si trova sulle pagine della stampa nazionale per questioni davvero poco meritorie.
Gli anziani di alcune RSA imolesi – di tre strutture distinte – si erano già regolarmente sottoposti alle due dosi del vaccino Pfizer. Epperò, alcuni di loro, si sono ugualmente contagiati. Improbabile. Il tracciamento dei contagi che ha investito gli anziani ospiti è stato ricostruito e porterebbe in maniera certa ad operatori “No-Vax”, rifiutatisi di sottoporsi al vaccino. Cosa che tra l’altro avrebbe scatenato un focolaio.

È stato appurato, come sostiene quotidiano.net, che la cosa si è verificata in due strutture distinte che sono Villa Fattori e Casa Martelli, mentre per quanto riguarda la terza – “Il Sollievo” – sono ancora in corso le verifiche. Sulla questione è intervenuto anche il Direttore Generale AUSL di Imola Andrea Rossi, che pur spiegando come il “vaccino sia a discrezione” vi sarebbe un’obbligatorietà (quantomeno morale?ndr) da parte del personale sanitario, specie per chi opera in contesti di terza età e lungodegenze.
Quello capitato a Imola è un fatto che deve far riflettere. La miccia che ha fatto scoppiare la notizia è stata però la morte di un anziano. Un ospite con patologie che ha contratto il Covid pur avendo ricevuto le due dosi di vaccino, per via proprio di personale non vaccinato.

RASSEGNA STAMPA
ANSA  
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