Inizia il tour di presentazioni de “La morte dipinta”, il nuovo romanzo di Lisa Laffi
“La morte dipinta” è un thriller ambientato tra Milano e Philadelphia, che ha nei quadri di Botticelli, Caravaggio e Artemisia Gentileschi i grandi protagonisti.
Il romanzo, edito dalla Tre60, casa editrice del gruppo GeMS, segue “L’erborista di corte”, “L’ultimo segreto di Botticelli”, “La dama dei gelsomini” e “La regina senza corona”, romanzo con il quale la scrittrice imolese si è piazzata al secondo posto nel concorso per la miglior biografia 2020 indetto da Robinson, il supplemento culturale de “La Repubblica”, battendo anche “Due Vite” vincitore del Premio Strega.
Ad indagare su un pazzo che è convinto che anche un delitto può essere un capolavoro la direttrice del museo Poldi Pezzoli di Milano, Artemisia Gentileschi (omonima della grande artista del XVII secolo) e un fotografo basco, Sebastian Garcia, che vuole rendere vivi i volti delle grandi donne del Rinascimento con una campagna fotografica.
La trama
Milano, oggi. Artemisia Gentileschi, trentaquattrenne direttrice del prestigioso museo Poldi Pezzoli, ha una carriera avviata e una vita apparentemente tranquilla dedicata al lavoro e alla cura del suo cane, Caravaggio. Ma il sogno di una normale routine va in frantumi quando, durante l’allestimento di una mostra con un famoso fotografo, Sebastian Garcia, Artemisia riceve alcune lettere anonime accompagnate da foto agghiaccianti. Qualcuno ha ucciso due persone e le ha utilizzate come macabri burattini per raffigurare, a modo suo, “La Calunnia” di Botticelli, e ha già preannunciato nuovi omicidi “ispirati” ai capolavori dell’arte. Paralizzata dall’orrore, Artemisia sprofonda nuovamente in un incubo che appartiene a un passato doloroso…
Philadelphia, 2005. Artemisia è soltanto un’adolescente quando sua madre, Katherine, viene trovata morta in una lugubre raffigurazione del dipinto “Venere, Marte e Cupido” di Piero di Cosimo. Il primo sospettato è il marito, Pete Gentileschi, professore di Storia dell’arte, subito scagionato grazie all’alibi fornito dalla figlia. Ma l’omicidio resta senza un colpevole… Milano, oggi. Artemisia parte per Philadelphia in compagnia di Sebastian: sente di essere l’unica che può aiutare la Polizia a fermare l’assassino, e non ha mai dubitato dell’innocenza del padre. Ma il killer di Katherine è tornato a uccidere o si tratta di un imitatore? In una sorta di caccia al tesoro ingaggiata da lui come un gioco funereo, riuscirà Artemisia a fermarlo prima che porti a termine la sua ultima opera d’arte?
L’autrice
Lisa Laffi è laureata in Conservazione dei Beni Culturali e vive a Imola dove fa l’insegnante. È autrice teatrale e di saggi di storia. Con Tre60 ha pubblicato i romanzi storici “L’ultimo segreto di Botticelli”, “La regina senza corona”, giunto al secondo posto al concorso indetto da Robinson (inserto culturale de La Repubblica) come migliore biografia del 2020, “L’erborista di corte” e “La dama dei gelsomini”.
I primi tre romanzi sono stati ripubblicati anche dalla TEA.
Ha vinto i premi «Verbania for Women», «Alberoandronico» e «Terra di Guido Cavani».
E’ curatrice dell’antologia “Fiabe del tempo sospeso” che, durante il Covid, ha permesso ai ragazzi di Imola di raccogliere oltre 5mila euro che sono poi stati devoluti in beneficenza all’Ospedale Nuovo di Imola, all’Ospedale di Montecatone e alla Fondazione Corti (Lacor Hospital nel Nord Uganda).
INTERVISTA
- Quando e come è nata la storia de “La dama dei gelsomini”?
Ho scritto il romanzo nel 2016. “La morte dipinta” ha avuto un percorso particolare (da inedito è arrivato al secondo posto al concorso letterario Vallavanti Rondoni nel 2018 e in finale al concorso “Io scrittore”) che lo ha condotto alla fine alla casa editrice Tre60 del gruppo GeMS.
La protagonista è sempre una donna, Artemisia Gentileschi, omonima della famosa pittrice del XVII secolo, ma un ruolo di primo piano, come nei miei precedenti romanzi, ce l’ha l’arte.
I lettori faranno un viaggio a tinte fosche accompagnati da Botticelli, Caravaggio e altri grandi artisti.
- Nella copertina c’è la Gioconda. Come mai?
Ad un primo sguardo può sembrare la famosa Gioconda di Leonardo da Vinci e un rimando ai libri di Dan Brown, ma in realtà è la Gioconda del Prado, un quadro che nel romanzo ha un ruolo non secondario. Mi piace l’idea che nulla sia quel che sembra fin dalla copertina. E’ uno dei temi del romanzo.
- Il lettore può fare un viaggio nel mondo dell’arte, ma anche un giro per il mondo attraverso il libro. E’ corretto?
Sì. La prima parte del romanzo è ambientata a Milano, perché la protagonista Artemisia Gentileschi è la direttrice del Museo Poldi Pezzoli, uno scrigno di capolavori che invito tutti a visitare, ma poi delle foto tremende che riceve la portano a Philadelphia, città in cui aveva vissuto a lungo in gioventù, per far luce su un evento che ancora la perseguita, nonostante i tanti anni trascorsi.
- C’è un significato nascosto, sotto la trama?
Nei miei romanzi c’è sempre il messaggio che è con l’arte e la bellezza e non con la guerra che ci si può guadagnare l’immortalità, ma in questo romanzo il tema viene anche frainteso da chi pensa che… anche un delitto può essere un capolavoro.
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