Il prossimo 12 giugno siamo chiamati a votare per i referendum sulla giustizia. 

Azione, da quando è stata fondata, conduce battaglie per una giustizia liberal.

Questi referendum costituiscono tasselli importanti per stimolare altri miglioramenti del sistema e si sommano ai già grandi risultati ottenuti in sede parlamentare, sempre in tema di giustizia, come ad esempio sul tema della comunicazione giudiziaria di processi in corso.

Con il voto favorevole ai quesiti referendari si ottengono risultati che impattano  sulla qualità del sistema, nei seguenti punti:

• limitare l’influenza delle correnti nelle candidature per il CSM;

• arrivare a una più corretta valutazione dei magistrati, svolta non solo dai loro colleghi, ma anche da avvocati e professori universitari;

• eliminare il cambio di ruolo da pm-giudice-pm, ed ottenere una distinzione reale tra le due funzioni per un giusto processo;

• eliminare le manette facili e far rispettare il principio della presunzione di innocenza;

• evitare l’uso strumentale delle denunce per far indagare e dimettere gli avversari politici.

Ad esempio, lo sapevate che tra il 2017 ed il 2021, le valutazioni di professionalità dei magistrati sono state positive al 99.2%? Tutti promossi, indistintamente. Un appianamento professionale che non distingue i più bravi dai meno bravi e determina un solo risultato: tutte le scelte sono in mano alle correnti.

Sapevate che dal 1992 al 2020, 30.000 persone hanno ricevuto l’indennizzo per ingiusta detenzione, con una media di 1.000 all’anno?

La spesa che lo Stato ha dovuto sostenere ammonta a quasi 900 milioni. Di fronte a assoluzioni di persone che erano state arrestate, ha pagato solo lo Stato, nessuna sanzione disciplinare per chi ha sbagliato.

Questi sono solo alcuni degli esempi concreti che potremmo citare per far comprendere quanto è importante andare a votare il 12 giugno, esprimendosi col sì sui 5 quesiti. L’altra motivazione, è che troppe volte abbiamo visto il Parlamento fermo su questioni di diritti civili e su giustizia. E’ giusto far sentire chiaramente che si vuole un cambio di passo con strumenti di partecipazione come i referendum, affinché la lentezza del legislatore non sia la scusa che nasconde una volontà di immobilismo. 

Mara Mucci, direzione nazionale di Azione

Antonio di Feo, referente circondario di Imola