Per quasi tutto il secolo scorso il fiume Santerno ha rappresentato il luogo dei ricordi legati all’infanzia di molti dei ragazzi imolesi che ora sono padri e nonni. All’epoca ci si accontentava con poco, c’erano meno soldi e meno consumi, e Il mare feriale con tutti i confort che offre oggi la riviera erano ancora un miraggio. La Rimini degli imolesi, la tappa fissa domenicale, la nostra “Mecca” era fatta di lastre e sassi: le mete predilette andavano da Borgo-Tossignano fino a San Pellegrino, da Moraduccio a Scheggianico, da Cà Maggiore a Coniale. Si andava su con tutta la famiglia e tutto l’occorrente per non muoversi piu di lì: cibo e bevande nei termos, gli ombrelloni e tavolini con sedie. I ragazzi andavano su in Ciao o con la Vespa, mentre chi non aveva il motorino addirittura in bicicletta. L’acqua era una scusa per stare assieme: i bimbi giocavano, i piu temerari si tuffavano dalle lastre e gli anziani giocavano a carte a riva.
E poi c’erano quelli che preferivano ancora il fascino “dell’Imola beach”, con un Santerno ancora balneabile e intatto; era affollato sopratutto da canoisti, a volte dei veri e propri temerari; a partire dagli anni settanta tornarono di moda le canoe e presero piede raduni e gare: negli anni ottanta un ragazzo perse la vita, la sua imbarcazione si ribaltò e rimase incastrato tra le rocce e la barca. Ma la passione piu grande, fino agli anni ottanta, fu quella della pesca, che attirava frotte di imolesi;addirittura, fino alla fine degli anni sessanta qualcuno era riuscito a costruirsi dei veri e propri “padelloni” in riva la fiume: Pacajò, il “re del Santerno”, ne possedeva uno dove cucinava il pescato e intratteneva gli amici con i suoi racconti dei viaggi.
Sul Santerno, a Imola, si andava anche per lavare i panni. L’acqua era pulita!
Impensabile oggi. Volevamo bene al nostro unico e prezioso corso d’acqua, tant’è che fu spesso il protagonista di vere e proprie sfide: nel giugno 1942 un gruppo di imolesi arrivò fino al mare a bordo di una zattera da loro costruita. L’evento venne ripreso anche dalla stampa dell’epoca; i due giovani, a bordo dello “Sparviero”, munita di timone a pedale e di remo a pagaia navigarono attraverso il Santerno fino a Primaro. Da lì imboccarono il Reno, fino a giungere sull’Adriatico, a Porto Corsini. Sfida riuscita.
Il Santerno, grazie agli amici di “Imola Anni 60-70” viene sempre ricordato attraverso foto e ricordi degli imolesi, che lungo questo corso d’acqua hanno trascorso momenti , nel loro piccolo, indimenticabili.
“AT PORT DA MARDAZA”
Un bel racconto riguarda la cosiddetta “Mardaza Beach”, un luogo incredibile,chiamato simpaticamente così dato che vicino c’erano le famose sorgenti di acqua sulfurea: nella piccola area in riva al fiume, era presente una sorta di chiosco con tanto di bancone il quale era stato ricavato da mucchio di sassi di fiume. Veniva venduta una buonissima piadina fritta e l’acqua era naturalmente quella “puzzona”, il tutto, raccontano alcuni, per sole 50 L. In piu, bastavano poche centinaia di metri per raggiungere Mardaza, e già ti sembrava di essere in riviera adriatica e invece eri a due passi dal centro della città. Un modo per risparmiare divertendosi. C’era piu acqua e sopratutto era piu fredda e pulita: il divieto di balneazione metterà la parole fine a questa storia bella imolese. Nonostante questo, c’è stato chi fino agli anni duemila ha nuotato nelle acque del Santerno, a Imola, (con qualche piccola conseguenza per la propria salute).
Negli ultimi anni il nostro corso d’acqua presso la Vallata del Santerno ha ritrovato un certo appeal anche tra i giovani, tornando di moda e vantando ormai un’ampia schiera di afecionados, che lo preferiscono al caos del mare; il passaparola, il fascino della cascata di Rio Briganti a Moraduccio, lo spazio per i barbeque di Cà Maggiore, hanno ridato a questi luoghi una piccola popolarità anche al di fuori di Imola, attirando curiosamente persone da province come Firenze o Ferrara.
SI RINGRAZIA: IMOLA ANNI 60-70