In quattro anni di guerra sono 527 gli imolesi morti sul campo di battaglia e per cause legate alla vita militare al fronte, soprattutto giovani tra i 18 e i 25 anni. 

QUI LA LISTA COMPLETA DEI CADUTI DI IMOLA

Le cause di morte sono innumerevoli, quelle principali sono quelle per malattia e le ferite subite sul campo .
Molti soldati sono deceduti in prigionia per setticemia da ferita,tifo, tubercolosi ma anche meningite o malaria. Altri sono deceduti poco dopo rientrati a Imola, per l’aggravarsi delle malattie contratte sul campo.
Sono molti anche i dispersi imolesi, come quelli caduti nella ritirata del Piave. Le molteplici cause di decesso ci fanno capire gli innumerevoli rischi a cui dovevano far fronte questi giovani.

Mi son guardato le mani
che hanno ucciso.
La bocca gelata dei morti
mi ha sorriso
come una piaga di fresco detersa
(L’UCCISO – di AURO D’ALBA)

1928 – IL MONUMENTO AI CADUTI

Il Comitato cittadino per le onoranze agli imolesi caduti nella Guerra 1915-1918 venne costituito l’11 febbraio 1922, quando il regio commissario del Comune di Imola nominò i suoi membri, quasi tutti ex combattenti, scelti tra persone indicate da varie associazioni locali. La funzione del comitato era quella di predisporre un’iniziativa adeguata per celebrare la memoria dei caduti imolesi della Grande Guerra: tra le proposte “un monumento o qualche opera di assistenza sociale a carattere permanente”. Si decise per il monumento da costruirsi nel Giardino Rambaldi e fu nominata una commissione artistica. Fu così avviato un concorso per la progettazione del monumento, che tuttavia non diede risultati soddisfacenti.
Intanto il luogo deputato per il monumento non aveva trovato il plauso generale. Infatti personalità imolesi, sostenute da vari interventi comparsi sui periodici locali, ritenevano che la piazza Vittorio Emanuele II (ora piazza Matteotti) fosse la cornice più adeguata per il monumento ai caduti. Questo orientamento fu preso infine anche dallo stesso comitato. Il primo ottobre 1925 l’esecuzione del monumento fu affidata allo scultore Angelo Zanelli e all’architetto Giovanni Battista Milani. Dopo tre anni, il 13 giugno 1928, il monumento fu inaugurato alla presenza del sovrano.

L’OPERA
Il monumento è costituito da una base a tre gradini che sorregge il piedistallo dell’obelisco, formato da figure di vittorie alate poste negli angoli, con larghe ali aperte sulla superficie parietale. le quattro figure rappresentano l’eroico sforzo compiuto dall’esercito al raggiungimento della vittoria nei suoi campi fondamentali: l’armata della terra, del mare, del cielo e dell’officina. Le vittorie sorreggono un’ara simbolica ornata con festoni di quercia. Da essa si eleva la stele di pietra, in origine fasciata nella sommità da fasci littori e corone di ulivo, la quale rappresenta simbolicamente la fiamma purificatrice e vivificatrice, che prende vita da un braciere. Nel basamento, tra i piedistalli che sorreggono le vittorie, sono inserite quattro lapidi bronzee con l’elenco dei caduti.

LE POLEMICHE
La più imponente polemica della storia recente imolese riguarda proprio questo manufatto.
Tutto iniziò nella seconda metà degli anni ottanta, quando si iniziò a parlare di spostamento dell’obelisco. Alla base della polemica i motivi più disparati: dalla visuale compromessa durante le manifestazioni e concerti di piazza, dalle donne che si rompevano i tacchi al mercato passeggiando sul ciottolato, fino al pretesto politico. Il Monumento era stato costruito durante il fascismo e lì proprio non ci poteva stare. Dopo piu di vent’anni anni di polemiche, l’opera viene trasferita presso il Giardino Curti, nel nuovo Memoriale dedicato, dopo una sanguinosa diatriba tra Comune, Comitato, Ministero, Soprintendenza, Tar.

(continua)

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